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UN ATTIMO SOSPESI, di Peter Marcias, con Paolo Bonacelli, ...

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Senza indicazioni, comunque intuibili, di avvenimenti a tutti noti... Poi, contemporaneamente, l'azione. Che finisce per consistere in alcuni accenni di storie riferibili a cinque personaggi, ciascuno rappresentato in un momento di svolta, con situazioni e decisioni lasciate volutamente in sospeso. Qui c'è un uomo che esercita il commercio con un negozio che rifornisce egli stesso recandosi al mercato e preferendo, la merce, recapitarla di persona a casa dei clienti. È brusco, silenzioso, ha un passato triste che invano un medico (forse psichiatra) tenta di esorcizzare. Poi c'è una coppia di fidanzati sul punto di lasciarsi perché non trovano casa. C'è un ex cantante che vive in una roulotte e che, accettando di diventare portiera, palesa l'intenzione, traslocando, di voler risolvere il loro problema. E c'è una giovane madre con un figlioletto di colore (ma lei è bianca) che, per poter esercitare la professione di fotografa, chiede, ma a fatica alla propria madre di badare al nipote. Infine c'è un anziano professore sempre chiuso in casa, senza veder mai nessuno (il motivo non è spiegato) e che solo alla fine uscirà andando incontro a quel mondo che sta per essere travolto. Attimi sospesi, appunto. Con una costruzione narrativa che allude solo di sfuggita al passato dei personaggi e che ne chiarisce intenzionalmente le sorti future. Su una pagina scritta la trovata avrebbe potuto avere un suo valore, all'insegna del minimalismo, tradotta sullo schermo stenta a soddisfare le legittime attese di uno spettatore: per un rischio di inespresso che ne indebolisce quasi ogni passaggio. Un esperimento, comunque curioso. Velleitario, se si vuole, ma nel suo autore, Peter Marcias, si può cominciare a fare affidamento. Delle doti ne ha.

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