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Morricone: «La colonna sonora? Non è musica di serie B»

Ennio Morricone

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Roma e l'Italia non potevano ignorare una ricorrenza così importante e decine di artisti si sono dati appuntamento per salutare attraverso note e parole uno dei maggiori compositori del Novecento. Stasera in Aula Magna ci saranno Bacalov, Piovani, Tosca, Mariano Rigillo, De Caro, Lanzillotta e Dell'Ongaro. E non mancherà il figlio di Ennio Morricone, Andrea, che chiuderà la serata sul podio dell'Orchestra Roma Sinfonietta. Maestro Morricone, stasera decine di artisti si esibiranno solo per lei. Come ci si sente? «È un bellissimo regalo e un atto di generosità da parte di artisti che mi stimano. Il mio cruccio è legato all'assenza dell'unico allievo che ho avuto, Antonio Poce, che non è stato nemmeno interpellato ma sarà presente in sala». Però ci sarà suo figlio Andrea. O sbaglio? «Sì, sarà sul podio e dirigerà una sua composizione molto complessa che prevede anche il coro e una voce recitante. Naturalmente conosco la sua musica ma ascoltarlo in pubblico mi darà tanta emozione». Dopo cinquant'anni di successi e più di cento lavori continua a comporre come ha sempre fatto. A cosa sta lavorando in questi giorni? «Sto ultimando le musiche di «Baaria», il film su Bagheria che Giuseppe Tornatore sta finendo di montare. Dopo il montaggio entrerò in gioco io ma alcuni brani li ho già composti e gliel'ho fatti ascoltare ancor prima che iniziassero le riprese». Come sceglie i registi con i quali collaborare? «Mi faccio guidare dall'istinto. E dopo vari rifiuti, questa volta ho accettato anche la proposta di Quentin Tarantino per il suo prossimo "Inglorious Bastards". Ho sempre rifiutato molti film, perché lavoro solo con registi che stimo e che mi stimano. E ora a 80 anni, ne rifiuto ancora di più perché voglio lavorare sereno». Tra i suoi capolavori le colonne sonore composte per i film di Sergio Leone. Che ricordo ha dell'inventore del western all'italiana? «Oltre che un grande artista era un vero amico. Le nostre famiglie si conoscevano bene. La scomparsa di Sergio era del tutto inaspettata e mi ha colpito molto. Tra di noi si era venuta a creare una perfetta sintonia e corrispondenza tra immagini e suono». Il suo nuovo album live intitolato «Note di Pace» contiene la cantata «Voci dal silenzio». Qual è il suo significato? «Originariamente l'ho composta per le vittime dell'attentato dell'11 settembre. Col tempo, però, la dedica si è allargata e l'ho estesa a tutte le vittime delle storia dell'uomo». Nella sua carriera ha composto sia colonne sonore che musica non pensata per film. Qual è la differenza? «A me piace chiamarla musica assoluta. È la musica che nasce come esigenza personale del compositore che si sente ispirato da se stesso. La musica per film, invece, è un'arte aggiunta e complementare. Gran parte delle composizioni, però, sono commissionate, quindi non capisco perché la musica per il cinema non venga tenuta nella giusta considerazione». Vuole dire che alcuni giudicano le colonne sonore come fossero di serie B rispetto alla musica assoluta? «Molti critici e studiosi pensano che la musica per il cinema vada chiusa in un ghetto. Questo accade perché si concentrano sul suo essere secondaria e applicata a un'altra forma d'arte. Ma questa è semplicemente una condizione storica e, prima o poi, tutti dovranno attribuire la giusta attenzione anche alla musica per il cinema».

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