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Lorenzo Tozzi Aristotele li definì «abiti del male» ed un ...

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I vizi capitali (Superbia, Avarizia, Lussuria, Invidia, Gola, Ira ed Accidia) erano ben noti al Trecento dantesco, ma anche in musica il contemporaneo ed anomimo Roman de Fauvel francese li metteva in scena come «qualità» essenziali dell'asino Fauvel (acrostico appunto dei vari vizi) destinato a glorie di potere e di dominio. I Vizi sono stati oggetto naturalmente di pièce teatrali e di conseguenza anche di opere di teatro musicale. Sembra quasi che il vizio sia il companatico migliore di arie e cabalette. Cosa potrebbe rappresentare la lussuria meglio della Salome di Strauss, della Semiramide (di Rossini) bollata da Dante o del Don Giovanni di Mozart, affermazione dell'erotismo in musica? Allargando il discorso a vizi più attuali e lasciando da parte i Sette vizi capitali di Kurt Weill ecco il gioco d'azzardo della Dama di picche di Ciaikovsky, e più recentemente il vizio del bere e del fumare. Al tema si richiama proprio oggi ad Ocre l'esclusivo Festival abruzzese «Pietre che cantano», adagiato in vari siti della regione (oltre all'Aquila ed Ocre anche Paganica, Fossa e Villa S. Angelo) e diretto con intelligenza dalla pianista Luisa Prayer che lo ha reso la punta di diamante delle manifestazioni estive abruzzesi. Di scena per l'allestimento di Bartolomeo Giusti «Il segreto di Susanna» (1909) di Wolff Ferrari con la mania del fumo della padrona di casa a destare le gelosie del marito ed «Il telefono» (1947) di Menotti, satira ante litteram degli sproloqui via filo e affermazione della centralità del telefono nella vita moderna. Il prezioso Festival prosegue poi sino al 26 agosto con chicche e leccornie all'insegna della qualità.

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