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Eleonora Tosti Alla domanda: «Qual è il personaggio ...

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Divenuto un punto di riferimento per i giallisti di tutto il mondo, ha ispirato una serie infinita di romanzi apocrifi («Sherlock Holmes contro Dracula» di L. D. Estleman ha recentemente spopolato alla Fiera del libro di Torino), collezionando omaggi e citazioni di ogni genere (da «L'investigatopo» della Disney al Guglielmo da Baskerville di Eco; dal detective Grissom di «CSI» al «Dr. House»). Così, sebbene sia passato qualche anno dalla sua ultima apparizione sul grande schermo, il suo potere di seduzione sull'immaginario collettivo è rimasto del tutto inalterato. Il fenomeno non poteva quindi sfuggire alla famelica ricerca di spunti creativi dei produttori hollywoodiani, i quali hanno pensato bene di ripescarne il mito facendolo rivivere in due nuove rivisitazioni cinematografiche. A sfidarsi quasi contemporaneamente nelle vesti dell'investigatore britannico saranno allora Robert Downey Jr., reduce dai successi di «Iron Man», e Sacha Baron Cohen, la star di «Borat». Nel primo caso la pellicola prodotta dalla Warner Bros e diretta da Guy Ritchie vedrà l'inizio delle riprese il prossimo ottobre. Il film, basato sul fumetto di Lionel Wigram e sullo script di Anthony Peckham, rappresenterà uno Sherlock Holmes non soltanto dotato del suo celebre intelletto sopraffino, ma soprattutto atletico e muscoloso. Verrà messa in particolare evidenza la sua attitudine alla scherma e al pugilato, assicurando così alla pellicola tutta la dose di «azione» necessaria! Di diversi intenti la versione prodotta dalla Columbia Pictures, la quale intende puntare soprattutto sulla verve comica di S.B. Choen (affiancato per l'occasione dall'altrettanto spassoso collega Will Ferrell nella parte del fedele Dottor Watson). Per quanto i due divi hollywoodiani ce la mettano tutta nell'interpretare il leggendario detective inglese, non dovranno vedersela solamente l'uno con l'altro ma - soprattutto - con l'indimenticabile performance di Basil Rathbone, ad oggi l'incarnazione più famosa e popolarmente conosciuta. L'attore infatti fu protagonista tra il 1939 e il 1946 di ben 14 pellicole e il suo volto «sta» al personaggio tanto quanto la caratteristica pipa ricurva e il berretto da cacciatore! Sappiamo però che questi elementi distintivi del mitico Holmes, altro non sono che un'invenzione grafica (fu l'illustratore Sidney Paget il primo a raffigurarlo così «munito»), adottata in seguito dal teatro e dal cinema. Come pare non vi sia alcuna traccia nel ciclo dei 4 romanzi e 56 racconti firmati da Doyle della celeberrima affermazione «Elementare, Watson»! Indubbie invece le suddette doti fisiche, l'attitudine musicale per il violino, la tendenza alla depressione nei momenti di inattività cerebrale (ovviata attraverso l'uso di cocaina o di morfina, gradualmente sostituite con il fumo) e soprattutto l'eccezionalità del suo metodo investigativo attraverso la raccolta di prove, l'osservazione e la deduzione. Si può davvero affermare che il detective di Baker Street è stato il primo a rendere popolare l'applicazione del metodo scientifico alle indagini criminali: la «criminologia». Un metodo che a Holmes stesso piaceva descrivere così: «Eliminato l'impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, dev'essere la verità!»

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