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Rita Rusic: «Bella non basta»

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«Agli inizi l'aspetto mi ha aiutata, ma nel lavoro serve anche altro»

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Di tanto in tanto ora mi alleno». E voleva fare anche l'attrice da piccola? «Ho fatto l'attrice. Ho studiato recitazione per tre anni, l'insegnate era bravissimo. Il mestiere di attrice mi ha fatto capire tante cose oggi che faccio la produttrice». Il cinema italiano più gioie o più dolori? «Il cinema italiano va bene, sta andando bene. Cannes ne è stato un esempio». Sa stare da sola? «Assolutamente sì. Amo leggere ed ho tanti hobby». E poi fa la mamma? «Certamente. Amo la mia famiglia. Amo i miei figli. Sto cercando di educarli nel miglior modo possibile». È una lottatrice? «Sì, ma ho pianto tante volte nella mia vita, Mi fa paura la violenza, la cattiveria». E a chi chiede aiuto? «So cavarmela da sola, ma ho un rapporto speciale con mia sorella. È quasi una sorella gemella. Ero piccolissima, le ero affezionatissima forse di più che ai miei genitori. Siamo diversissime, comunque l'ascolto, ma non faccio quel che mi dice sempre». E la famiglia Cecchi Gori...? «Sono entrata nella famiglia Cecchi Gori, ho sposato Vittorio e avevo un rapporto bellissimo con suo papà Mario. Ho imparato dalla famiglia tutto sul mestiere di produttrice, ho capito che era il mio mestiere. Ho prodotto tanti film e ho cercato di valorizzare giovani registi: da Lucchetti a Mazzacurati. Ho prodotto film bellissimi, invitati ai festival ma a volte non incassavano. "La scuola" mi ha regalato grandi emozioni e grandi soddisfazioni, il film ha vinto il David di Donatello ed ha incassato quindici miliardi». È una produttrice-dittatrice? «Sono un po' come il mio ex suocero, ho voglia di mettere bocca su tutto e su tutti». Cosa sta preparando...? «Ho finito il film di Moccia "Scusa se ti chiamo amore" ma stiamo pensando al seguito». E di tanto in tanto scrive anche per «Chi»... «È uno dei miei hobby, scrivere mi piace tanto. Ho scritto anche un libro proprio con le collaborazioni di "Chi", un'idea della Mondadori». Un libro autobiografico? «Nel libro alcune cose mi appartengono, altre non necessariamente». La sua infanzia, un handicap? «No, avevo cinque anni: siamo arrivati in Italia con la mia famiglia e siamo stati in un campo profughi a Capua. Mio padre faceva tutto per vivere. A sedici anni ho sfilato con biancheria intima e costumi da bagno. Ho capito di essere bella quando giravo "Attila" e ho capito anche molto presto di avere una testa». Si sente italiana? «Sì, anche se ho radici un po' diverse». È difficile per una donna? «C'è una grande difficoltà nella donne e delle donne a fare tutto. Anche per me è stato difficile e ovviamente ho pagato prezzi più alti perché donna. Le donne dovrebbero essere più solidali tra loro gli uomini ci riescono meglio e quindi sono più forti». È testarda? «Sì, il mio aspetto mi ha aiutato da piccola e da adolescente, ma per altri lavori non basta la bellezza». Favorevole alla case chiuse? «Contrarissima perché sono contro la dignità femminile la prostituzione è una scelta orribile, la peggiore per una donna». Pensa ancora a fare il medico? «Ho studiato medicina, forse avrei voluto fare la pediatra, il mondo dello spettacolo mi ha distratto». Il suo uomo ideale? «Ironico, intelligente, di aspetto gradevole e spiritoso». Non di potere... «Gli uomini di potere hanno un fascino diverso e per questo forse sono amati da tante belle donne». È passionale? «Sono di animo meridionale, mi lascio coinvolgere dai sentimenti ma so anche essere concreta e irrazionale». È innamorata «Sì, ma ci sono differenti forme di amore».

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