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Rasy, il tormentato viaggio spirituale di una madre malata e una figlia smarrita

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Mentre tra i vincitori della narrativa straniera sono stati scelti Bernardo Atxaga (Spagna) per "Il libro di mio fratello" (Einaudi); Ingo Schulze (Germania) per "Vite nuove" (Feltrinelli) e Ljudmila Ulickaja (Russia) per "Sinceramente vostro, Surik" (Frassinelli). Ieri, 27 giurie scolastiche dislocate in 11 città italiane, alle quali si sono aggiunte le giurie di alcuni licei italiani all'estero e di diverse università estere, hanno poi scelto i due supervincitori, l'italiano Michele Mari e lo spagnolo Bernardo Atxaga. Il Premio Internazionale "Una vita per la letteratura", promosso dalla Provincia di Torino, è stato assegnato a Don DeLillo, uno dei maggiori scrittori americani del nuovo millennio. Mentre il premio Giovane Autore Esordiente, promosso dalla Siae, l'ha ricevuto la scrittrice camerunense Leonora Miano per il libro "Notte dentro" (Epochè) e il premio «Dialogo tra i continenti» è andato allo scrittore israeliano Aharon Appelfeld, nato a Czernowitz (Bucovina), per il "Badenheim 1939" (Guanda). Particolarmente apprezzato dai critici il libro di Elisabetta Rasy, "L'estranea", storia di un'anziana ma vitale madre che si ammala e di una figlia che, di fronte a questa malattia, trova davanti a sé una realtà sconosciuta, di fronte alla quale si ritrova smarrita e sola. «Per questo libro mi sono ispirata a un'esperienza personale da cui mi sono distanziata dopo la lunga elaborazione del lutto - ha spiegato la Rasy -. La condizione umana che riguarda la malattia stravolge a tal punto le persone da renderle del tutto diverse, irriconoscibili. È così che una donna forte e autoritaria si ritrova a dipendere da un a figlia in una società dove non esistono più le famiglie di una volta che curavano i vecchi in casa. I medici diventano inospitali e dimenticando l'umanità del malato lo trattano come una macchina rotta. In un grottesco e atroce andirivieni di medici, analisi, cliniche e ospedali, emerge il dolore fisico, psicologico e relazionale, mentre si riaffaccia un passato fatto di giovinezza tempestosa, amori, fascino e battaglie di una donna, trasformata dalla malattia, che agli occhi della figlia appare irriconoscibile, senza la sua proverbiale forza d'animo, l'agilità, l'orgoglio. La figlia perde invece la direzione: incerta, perplessa, senza parole, non riesce a far prevalere il suo lato razionale e raziocinante. Vorrebbe accompagnare la madre lungo la strada della morte ma non ci riesce perché quel percorso le è ignoto. Sembra quasi rimanere anche lei vittima della malattia, improvvisamente incapace di muoversi nella quotidianità. In maniera del tutto travolgente il dolore costringe le due donne a imboccare una via oscura e senza uscite d'emergenza. Non capiscono e non si capiscono e vengono travolte dal male».

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