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CHIAMATA SENZA RISPOSTA di Eric Valette, con Edward Burns, ...

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L'horror giapponese affascina grazie all'abilità di fondere il mito degli spiriti orientali con caratteri contemporanei legati alla vita di tutti i giorni, quella tecnologica, di cui non possiamo più fare a meno e il cellulare ne è la prova. Ma questi stessi temi nel remake "Chiamata senza risposta" sfiorano appena quelli del vecchio film "The call - Non rispondere" di Takashi Miike. Il remake americano di Eric Valette perde l'esotismo degli spiriti orientali e il fascino della regia asiatica. Mentre Takashi, maestro dell'orrore morboso, si era divertito proprio con gli eccessi spaventosi, costruendo una trama contorta. Al punto che lo spettatore si sentiva talmente coinvolto da poter immaginare che, in certi momenti, fosse il proprio cellulare a squillare. Valette mostra poca fantasia a vantaggio di una regia spesso pedante, didascalica e poco inquietante. Qualcosa gli sfugge dalle mani e i tormentati fantasmi in cerca di vendetta si trasformano in una sequela di violenze che rimandano a una cultura sciatta e priva di mistero. Lo spetttatore si ritrova così a indagare sulle motivazioni della violenza, tra suspense prevedibibe e malcelato terrore. Mentre lasciano perplessi le azioni omicide del fantasma di una bambina, che sembra quasi non voler cercare vendette, nè pace assoluta, quanto, piuttosto, un odio gratuito. Nel remake il fil rouge resta comunque la paura, ma priva di elementi che sarebbero potuti essere sviluppati con maggiore attenzione e gusto del macabro. Valette predilige invece una regia semplice che moltiplica le apparenze mostruose, rendendole alla fine persino inefficaci. Viene anche tralasciata l'intrigante sceneggiatura di Takeshi, che qui diventa quasi asettica, sottratta delle sue stravaganti sbavature che la rendevano unica e particolare. Operazione commerciale, quindi, quella di Valette, nella speranza almeno di catturare l'attenzione di quei giovanissimi a digiuno del vero culto dell'horror. Din. Dis.

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