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Paolo Villaggio: «Faccio teatro per soldi»

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Disperazione ribellione solitudine. Ogni sera ricevo una carica profondissima». Le piace il teatro? «Meglio far l'attore a teatro che lavorare in miniera o in una banca. Fare teatro è un lavoro non monotono. Ogni sera cambia, la platea è diversa, il testo subisce interpretazioni. È un mestiere che sicuramente consiglio, anche se a teatro ormai ci va poca gente». Perché? «Perché è un po' noioso. Io faccio teatro per fame. Quando un attore ha avuto successo al cinema e non non fa più box office ovviamente fa teatro. Ho tentato anche di fare la prostituta rumena». Eppure molti teatri sono affollatissimi... «Certo, il teatro è riempito da abbonati, quasi tutte donne quasi tutte vedove di una simpatia mostruosa e comunque sono un ottimo pubblico». È il suo spettacolo «Serata da Dio». «In questo spettacolo cerco di sopravvivere alla non attenzione del pubblico perché le giuro non c'è niente di più noioso di un pubblico che dorme. Tre pezzi, tengo a precisare che comunque il pubblico è ogni sera sveglio. Si racconta come si esce dalla tossicodipendenza, in un altro atto un attore lascia le scene e l'ultimo suo confronto è quello con la morte. Nell'avvicinamento alla morte ha un tumore, si libera delle sue mediocrità, si sente finalmente libero e felice e nell'ultima settimana vuol capire cosa c'è dopo». A chi deve dire grazie? «Alla mia famiglia e a Maurizio Costanzo che mi ha visto al cabaret e mia invitato a Roma». Ama i suoi amici e compagni di teatro? «Ho un buon rapporto con tutti ma ho notato che gli attori di teatro a volte camuffano la propria voce e si tingono i capelli». Villaggio scrittore, le piace di più? «Nell'ultimo mio libro "Storia della libertà di pensiero" cerco di far capire che la storia è manipolata. Nerone è stato un grande imperatore. Mi piace scrivere e vorrei vendere anche tanti libri». Farà ancora teatro? «Il prossimo anno farò uno spettacolo teatrale, un lungo monologo su tutti i personaggi che sono stati perseguitati per la loro libertà di pensiero. Ne parlo anche nel libro». Perché è diventato un attore comico? «Perché quando ho scritto Fantozzi cercavano un attore... Tognazzi ha detto di no, Pozzetto anche, e qualcuno mi ha detto: lo faccia lei».

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