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L'idea di Veltroni: «Sarà un punto fermo nella vita della città»

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Sono stati 102 mila i biglietti emessi (di cui 56 mila venduti al pubblico e 46 mila ritirati dagli accreditati); 480 mila le persone che in otto giorni hanno visitato l'Auditorium e le mostre allestite su Bertolucci, Visconti, Rossellini, Sordi e Digital Party; 78 le scuole del Lazio coinvolte nella manifestazione e 16 mila i bambini presenti alle proiezioni della sezione Alice nella città; 53 mila infine i coperti (tra ristorante gourmet e area pizzeria) curati dallo chef Antonello Colonna, che però «si aspettava maggiore affollamento». Ma come giudicano critici e addetti ai lavori questa prima edizione della Festa del Cinema di Roma? Per tutti è obesa, «trimalcionica», bulimica. E alla domanda se è solo un festival mascherato da festa, il dubbio a più di qualcuno viene. Troppi, forse, i film e in orari spesso sovrapposti. Ettore Scola, presidente della giuria della Festa ha osservato che le sale non erano sempre piene e «le sedie vuote c'erano». Tuttavia, la qualità dei film è stata considerata un po' da tutti buona e l'Auditorium è stato giudicato uno dei migliori spazi per un festival del cinema in Europa: sicuramente superiore a quelli messi a disposizione dalla Mostra di Venezia. Più soddisfatti dei risultati sembrano i politici: per il governatore della Regione Lazio, Piero Marrazzo, «la nostra città ha dimostrato che porta nel cuore il cinema e sa parlare questo linguaggio universale». Mentre, il sindaco di Roma, Walter Veltroni, ha annunciato che, visto il successo della prima edizione, la Festa Internazionale del Cinema «sarà la prima di una lunghissima serie e diventerà uno degli elementi permanenti della vita culturale di questa città. La Festa del cinema ha effetti benefici non solo per Roma, ma per l'intero Paese. Nella Capitale — ha poi ricordato il sindaco nella sua rubrica sul mensile Pocket — si concentra l'84 per cento delle imprese cinematografiche italiane, il 96 per cento di quelle che producono fiction, il 75 per cento delle imprese che forniscono servizi tecnici all'audiovisivo, dai teatri di posa, sviluppo e stampa agli effetti speciali e al doppiaggio». La grande Festa del Cinema non è un evento effimero, ma «la valorizzazione di un settore produttivo. Pensate che sarebbe stato possibile se le amministrazioni precedenti non avessero sostenuto denunce e ricorsi pur di realizzare l'Auditorium?», ha infine dichiarato il ministro Rutelli al seminario «Glocus» di Frascati sottolineando gli sforzi fatti quando era lui a guidare l'amministrazione della capitale. Ieri, Robert De Niro è intanto tornato a New York per ultimare il montaggio del suo ambizioso film «The good shepherd» e attende ora che il direttore del Tribeca festival, Peter Scarlet, gli sottoponga i film da lui selezionati alla Festa di Roma per portarli al Tribeca a fine aprile. Le pellicole scelte, ancora top secret, saranno internazionali (come «American Vertigo» di Michko Netchak, con il filosofo francese Henri-Lévy), ma è certo che non mancheranno i lavori italiani. Come, pare, «L'aria salata» di Angelini, «A casa nostra» di Francesca Comencini, «La sconosciuta» di Tornatore, «Fascisti su Marte» di Guzzanti e «Uno su due» di Cappuccio, con Fabio Volo e Ninetto Davoli, che ha ricevuto alla Festa di Roma il suo primo premio (il LARA della Libera associazione rappresentanti artisti) e lo ha dedicato a Pasolini. «È grazie a lui se sono qui a 40 anni da "Uccellacci e uccellini". Dopo 42 anni di carriera questo è il primo premio che ricevo. E la Festa di Roma ci voleva: ha fatto bene Veltroni a ricordarsi pure delle borgate, anche se oggi sono diventate dormitori e la gente si è lasciata prendere dal consumismo, mentre all'epoca di Pasolini le persone si aiutavano davvero».

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