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Tra gli applausi il regista ha presentato a Roma il thriller «Departed»

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Ma già so che se un domani mi tenteranno... non saprò dire di no. Io sono dipendente da Hollywood»: il regista-mito Martin Scorsese, 64 anni tra qualche giorno, descrive così, con quattro pennellate, il suo rapporto di passione ed abbandoni con lo star system statunitense. Ieri Scorsese ha presentato alla Festa del Cinema di Roma il suo ultimo film «Departed», con Leonardo DiCaprio, Jack Nicholson, Matt Damon. Un thriller poliziesco che, con la sua violenza schizofrenica e i suoi ritmi velocissimi, appare uno «Scorsese doc» e ha ricevuto valanghe di applausi. Dall'alto (si fa per dire) del suo metro e 63 il regista di «Taxi driver», «Toro scatenato», «Quei bravi ragazzi» è riuscito ad oscurare tutti gli altri divi che si «aggiravano» per l'Auditorium, compresi lo stesso DiCaprio e Richard Gere che, avendo l'incontro stampa con i giornalisti nella tarda mattinata dopo Scorsese e nella stessa sala Santa Cecilia, ha pazientemente atteso il suo turno. Sul tappeto rosso, ieri sera, solo Verdone, con la sua simpatia, è riuscito a strappargli l'attenzione del pubblico. Scorsese ha annunciato che il prossimo film: «Silence» non lo farà ad Hollywood che lui, come molti altri, sta abbandonando. «È un ambiente di lavoro - ha detto - dove si possono avere maggiori disponibilità finanziarie, ma questo vuole anche dire che non c'è una grande voglia di rischiare e si ha meno libertà. A Hollywood vogliono un certo tipo di film. Io voglio farne di diversi». «Però - ha aggiunto Scorsese - se mi metteranno davanti agli occhi quel certo qualcosa... io mi butterò in ginocchio e cercherò di prenderlo. Se avrò ancora l'occasione di grandi produzioni come "The aviator" o "Departed" tornerò a Hollywood, è come una droga». Ha affermato che gli piacerebbe tanto spiegarsi in italiano, ma quando ci prova qualcuno gli dice sempre che è meglio che parli inglese. E quando gli dicono che comincia a somigliare a Woody Allen afferma che gli piacerebbe avere la sua creatività. «Non so - afferma - se sono paragonabile a lui». Un tema che sta tanto a cuore al regista è il recupero dei capolavori del cinema del passato: si annuncia una collaborazione tra la «Film Foundation», creata nel '90 da lui stesso e altri cineasti proprio a questo scopo, e la Festa del Cinema. La prima pellicola che sarà restaurata è «C'era una volta il West» di Sergio Leone, del '68. Accanto a Scorsese Di Caprio, comunque sempre assediato da ragazzine deliranti, ha fatto la parte dello scolaretto. Ha tirato un discreto sospiro di soddisfazione quando Martin ha detto che oggi ha con lui lo stesso rapporto che una volta aveva con De Niro e ha giurato che non farà il regista. A questo ci pensa Scorsese, lui non è all'altezza. «L'istinto è importante per un attore - ha detto Scorsese - e tra di noi c'è una vera comunione di istinti, proprio come con Robert De Niro. Certo, a differenza di quest'ultimo, con Leonardo, non ci può essere una completa condivisione: fra me e lui ci sono trent'anni di differenza». «Secondo me - ha spiegato DiCaprio - il regista è una specie di veggente che prevede che effetto possa fare una scena sul pubblico e che è anche capace di legarla magicamente a tutte le altre. Una cosa di cui non sarei capace, specialmente dopo aver visto lavorare Scorsese. Forse domani, chissà». Una vera lezione di umiltà. E di intelligenza. Nel pomeriggio DiCaprio, mentre Scorsese incontrava il pubblico all'Auditorium, ha fatto una puntata al teatro di Torbellamonaca. Ha sfilato sul tappeto rosso accompagnato dal sindaco Walter Veltroni e dal ministro per l'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio. Il divo di «Titanic», in camicia scura, jeans e scarpe da ginnastica, si è avvicinato alle transenne per firmare autografi e concedersi a telecamere e videofonini. Ha rivolto un gesto affettuoso a una ragazza di ventuno anni arrivata in abito da sera che sventolava un cartello con scritto «Marry me, sposami. Nel teatro diretto da Michele Placido DiCaprio ha presentato la sua inizi

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