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Un playboy di nome Liszt

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La cascata di capelli lunghi che gli scendeva sulle tempie quasi a farne il prototipo stesso dell'artista romantico tutto genio e sregolatezza, le dita affusolate delle inafferrabili mani, la corporatura allungata, lo sguardo magnetico o assorto, la forte personalità, la cultura e la amabilità ne facevano un uomo molto amato dalle donne. Alla bellezza del fisico, testimoniata sin dalla giovinezza, gli anni avevano aggiunto interesse e carisma difficilmente eludibili. Liszt viene in questi giorni e fino al 28 settembre ricordato con una serie di concerti a Villa d'Este di Tivoli, dove soggiornò per lunghi periodi dedicandosi a importanti composizioni. Si era stabilito nella celeberrima Stanza delle Rose, per godere in pieno la serenità di un paesaggio impareggiabile con il suggestivo gettito di acque delle mille fontane di una delle ville più celebri al mondo. Franz fu personalità non poco contraddittoria con la debolezza dinanzi al fascino femmineo a far da contraltare alle frequenti crisi religiose che lo portarono in età matura a farsi abate e a fissare la sua residenza nella capitale del cristianesimo occupandosi da vicino anche di una riforma della musica sacra cattolica. Del resto l'insigne virtuoso ungherese ammettava di possedere in sè un' anima di zigano ed una di francescano. E il senso mistico della vita sembra lo avesse ereditato ancor ragazzo dalla madre. Il suo primo amore nasce, dopo la scomparsa del padre Adam, da una storia con una sua allieva, Caroline de Saint Cricq, un sentimento corrisposto ma interrotto dal padre nobile di lei per pregiudizi su matrimoni tra persone di diverso ceto sociale con sconforto del non ancora ventenne pianista. Molti gli aneddoti che raccontano del suo fascino. Una contessa russa respinta sembra lo abbia minacciato con la pistola e Liszt l'avrebbe disarmata con la sola parola: «Fuoco!». Un'altra volta, assalito dalla stanchezza, si era addormentato sul suo pianoforte: si risvegliò tra una dozzina di donne che stavano ritraendolo su un foglio. E anche la contessa Olga Janina tentò il suicidio per lui. Ben note alle cronache dell'epoca sono le vicende dell' amore con Marie de Flavigny contessa d'Agoult, sposata e madre di due figlie, iniziato nel 1833 nella casa di George Sand, androgina amante di Chopin, e durato una decina d'anni. Marie, di sei anni più grande, non aveva solo dalla sua l'avvenenza e il prestigio sociale, ma anche una invidiabile cultura apprezzata persino da Balzac che la ritrasse nel romanzo "Béatrix". L'abbandono del tetto coniugale da parte di Marie, che raggiunge Franz a Basilea, fa gridare allo scandalo il bigotto milieu parigino. Forse per questo i due decidono di ritirarsi nella meno chiassosa Ginevra. E lì nasce Blandine che Liszt riconosce come figlia naturale. Una seconda figlia, Cosima che poi sposerà Bulow ma poi lo lascerà per Wagner, nasce poi nel 1837 a Como. E Marie lo segue spesso nelle tournées italiane: a Roma nasce nel 1839 il terzo figlio Daniel destinato a morire precocemente a soli venti anni. La fine della relazione, su cui forse pesò la infatuazione per Liszt di Lola Montez, è raccontata da Marie con calunniosa dovizia di particolari nell'mpietoso romanzo "Nélida, histoire à clef" (1849) in cui la protagonista è sedotta da un pittore di basso rango. Ma è con la principessa Carolina di Sayn - Wittgenstein che il musicista scopre una dimensione meno passionale e più serena dell'amore. Era una donna intelligente e generosa, scrittrice dai molteplici interessi coltivati nei molti viaggi e nel lungo soggiorno a Roma. Il loro incontro era avvenuto nel 1847 a Kiev in occasione di un concerto del girovago maestro, poi ospitato nelle tenute della principessa di origine russa. Per Liszt la Sayn Wittgenstein, donna di forte personalità di otto anni più giovane, si riv

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