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Quelle lettere di don Sturzo

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L'aria in Italia si era fatta irrespirabile: il religioso decise di espatriare dopo aver constatato l'impossibilità di proseguire la tenace e inflessibile opposizione all'assolutismo fascista attraverso il Ppi, il partito d'ispirazione marcatamente cattolica da lui fondato il 18 gennaio 1919. Don Sturzo voleva anche impedire che la sua posizione potesse in qualche misura pregiudicare i rapporti tra Stato e Chiesa. Naturalmente, in terra straniera continuò a svolgere una fervida e dinamica attività politica e culturale, materializzata da alcune pubblicazioni, nelle cui pagine appaiono elaborate originali tesi sociologiche, che ben si prestano a essere rivisitate oggi, in tempi di dilagante sociologia da boudoir. Stranamente, a sfuggire alle maglie della censura fascista erano state alcune sue lettere all'avvocato Giuseppe Liguori - successivamente deputato al parlamento -, il quale all'epoca dirigeva "La Riviera", un ardimentoso giornale popolare, il cui primo numero era uscito a Sorrento il 15 gennaio 1901. Nel 1926 la direzione di questa benemerita testata, nelle cui pagine sono apparsi negli anni le firme di referenziati rappresentanti della politica e della cultura italiana (Filippo Media, Giulio Rodinò, Filippo Crispolti, Alcide De Gasperi, Giovanni Leone, futuro presidente della Repubblica, Gaetano De Felice, Guglielmo Della Rocca, il futuro senatore e ministro Tommaso Morlino) fu definitivamente trasferita a Napoli, dove è rimasta fino alla morte di Liguori, avvenuta nel 1978. A causa del suo spirito incoercibilmente pugnace "La Riviera" durante il ventennio nero subì ben tre soppressioni da parte della censura autarchica e, per competenza territoriale, dall'Alto commissario per la provincia di Napoli: la prima agl'inizi di gennaio 1926, sull'onda emotiva dell'attentato bolognese a Mussolini; la seconda l'8 ottobre 1931 e la terza il 10 dicembre 1937. Potè riprendere le normali pubblicazioni soltanto il 27 aprile 1944. La conoscenza delle lettere inedite di don Luigi Sturzo da Londra è stata resa possibile grazie alla cortese disponibilità degli eredi dell'avvocato Liguori, amico, tra gli altri, del compianto Renato Agiolillo, coraggioso fondatore de "Il Tempo". La prima missiva è datata Londra 22 febbraio 1925: "Egregio avv. Liguori, Le rimetto un pensiero per il Suo giornale, coi migliori auguri e i più cordiali saluti. Oggi che non esiste più libertà di stampa, è un compito sacro per i popolari mantenere in vita e far prosperare i nostri giornali come "La Riviera", che è arrivata al suo 35° anno. La loro voce, anche se attenuata e fioca, ricorderà le vecchie e le nuove battaglie, per quella Democrazia Cristiana, che nel campo social-economico, prima, e nel campo politico dopo, fu ed è la realtà concreta e moderna dell'attività pubblica dei cattolici in ogni paese. Per noi italiani, sintesi di battaglie morali ed ideali, sociali e politiche, è il "popolarismo". La persecuzione lo rinvigorisce e lo rinsalda. Così possano tornare giorni sereni per l'Italia politica, come sono incantevoli e pieni di sole i giorni primaverili della penisola sorrentina. Questo è l'augurio vivissimo di un figlio devoto dell'Italia". La seconda lettera di Sturzo, piuttosto telegrafica, è dell'aprile 1925: "Egregio avvocato, ricevo la Sua cortese lettera ed i giornali, al mio ritorno da Parigi. La ringrazio di tanta cordialità. Accetti i miei più vivi auguri pasquali per Lei e per gli amici popolari sorrentini. Cordialmente". La terza ed ultima missiva ebbe come spunto contingente il quinto congresso del partito popolare tenutosi, in sua assenza, a Roma tra il 28 e il 30 giugno 1925, in Via Monte della Farina. "London, 14 giugno 1925. Egr. avv. Liguori, ho ricevuto la Sua gradita e sarei molto lieto di secondare il Suo desiderio di avere un mio articolo per "La Riviera" in occasione del Congresso Popolare. Ma ragioni di opportunità mi consigliano di tacere in questa occasione. Voglia grad

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