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Nel '43 l'«Operazione Cicero» fu guidata dagli 007 turchi

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C. Moyzisch, addetto all'ambasciata tedesca ad Ankara nel 1943-44, e si erano rifiutati di pubblicarlo. Si sbagliavano. «Operazione Cicero» era una fedele ricostruzione di ciò che era accaduto nella capitale turca, al punto che, quando il libro venne dato alle stampe, il ministro degli Esteri inglese dell'epoca, Ernest Bevin, fu costretto a dare imbarazzanti spiegazioni. Moyzisch era stato il tramite di una operazione spionistica che aveva assicurato ai tedeschi l'acquisizione di ben 400 documenti segreti e segretissimi, sottratti dalla cassaforte dell'ambasciatore inglese Sir Hughe Knatchbull-Hugessen. Tutto ebbe inizio il 26 ottobre 1943, quando uno strano personaggio - qualificatosi come cameriere personale di Sir Hughe - si presentò all'ambasciata tedesca offrendo, in cambio della rispettabile somma di 20mila sterline, due rotoli di pellicole riproducenti fotografie di documenti inglesi Top Secret. Il misterioso personaggio poneva anche un termine - tre giorni - per l'accettazione o meno della sua offerta, altrimenti si sarebbe rivolto ai sovietici. Le 20mila sterline giunsero sollecitamente da Berlino per corriere e quando le foto dei documenti furono sul tavolo dell'ambasciatore tedesco Franz von Papen, quella vecchia volpe (venne assolto al processo di Norimberga), rimase sbalordito. Si trattava di informazioni di prim'ordine tra il Foreign Office e l'ambasciata di Ankara, con annotazioni di Sir Hughe. Ma questo era il meno. Vi erano documenti concernenti i rapporti tra Inghilterra, Turchia e Unione Sovietica. Di particolare importanza l'elenco completo dei materiali forniti dagli Stati Uniti alla Russia e un rapporto sull'incontro fra i ministri degli Esteri Cordell Hull, Eden e Molotov, avvenuto a Mosca nei giorni precedenti. Lo sbalordimento di L. C. Moyzisch e di von Papen (fu questi a chiamare la spia «Cicero», in considerazione dell'eloquenza del materiale fornito) fu condiviso anche a Berlino da Walter Schellenberg, capo della Sezione informativa delle SS, «concorrente» del Servizio informazioni militare dell'esercito. Si decise di andare avanti: pacchi di sterline, in cambio di rotoli di fotografie. «Cicero», alias «Pierre», alias Diello, al secolo Elyaza Bazna, di nazionalità albanese, cantante lirico di scarse speranze. Venalissimo, gli brillavano gli occhi, tutte le volte che Moyzisch gli consegnava mucchi di banconote da 10, 20 e 50 sterline o, come accadde, quando chiese che le forti somme fossero convertite in brillanti e orologi d'epoca, dei quali era collezionista. Povero «Cicero»! Delle 300mila sterline ricevute per la sua attività di cameriere-spia - più di un milione di dollari al cambio di allora - 200mila erano «made in Germany», contraffatte molto bene, ma pur sempre false. Tanto è vero che, nel dopoguerra, Elyaza Bazna voleva far causa al governo federale tedesco ed essere risarcito. La vicenda ha ispirato anche un film, ben realizzato, interpretato da James Mason e Danielle Darrieux. Ma si sa veramente tutto sulla «Operazione Cicero»? Il materiale fornito da Elyaza Bazna di quale utilità fu per i tedeschi? C'è sempre stato il sospetto di una operazione pilotata, perché 400 documenti finiti nell'ambasciata tedesca ad Ankara erano veramente troppi. Era mai possibile che i servizi di sicurezza inglesi ad Ankara non sospettassero di nulla e che il cameriere-spia si muovesse con tanta disinvoltura, considerando che i suoi «prelievi» durarono dall'ottobre 1943 all'aprile del 1944? Proprio Schellenberg sospettò un'occulta regia da parte del Servizio turco: «Più ci pensavo e più mi sembrava probabile che, con quel materiale, la Turchia avesse cercato di mettere in guardia la Germania impedendole di continuare sulla strada della distruzione totale e avvertendola al tempo stesso del proprio passaggio al campo alleato, reso inevitabile dalla necessità di difendersi contro l'incombente minaccia russa». Dello stesso parere Moyzisch, con qualche riflessione in più: «Per noi tedeschi quei documenti costit

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