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«Il Caravaggio ritrovato da Jonathan Harr è soltanto una copia»

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«Un romanzo-vero, una fiction assolutamente realista» ci ha detto lo scrittore incontrato a Roma. Harr, che in patria ha venduto due milioni di copie, aveva già trattato la storia, successa nel 1990, in un articolo apparso sul New York Times. I protagonisti, un illustre storico dell'arte sir Dennis Mahon, due ricercatrici italiane Francesca Cappelletti e Laura Testa, un restauratore italiano trapiantato in Irlanda Sergio Benedetti e altri comprimari come lo storico dell'arte Maurizio Calvesi, il suo collega Claudio Strinati e perfino il giornalista Fabio Isman. Un'intricata vicenda che si concludeva con la scoperta, in una casa di gesuiti a Dublino di un quadro «La Cattura di Cristo», fino allora attribuito al pittore Gerard Honthorst (Gherardo Delle Notti), che invece, colpo di scena, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio avrebbe dipinto nel 1602 commissionatogli dalla famiglia Mattei. Il successo del libro di Harr è innegabile: sembra, addirittura, che stia la Miramax sta acquistando i diritti per realizzare un filmone con Natalie Portman. Il problema, a questo punto, è che quell'attribuzione non è affatto certa. Francesca Salvemini, storica dell'arte e studiosa di Caravaggio nonchè dirigente dei Beni Culturali, è convinta che tutta la vicenda del ritrovamento del Caravaggio sia una clamorosa cantonata. «In realtà quel Caravaggio è realmente la copia realizzata da Gerard Honthorst e acquistata nel 1802 dal collezionista inglese Hamilton Nisbet ben consapevole che stesse acquistando una copia del Caravaggio» spiega la dottoressa Salvemini. La studiosa due anni fa ha trovato nell'Archivio segreto pontificio il chirografo originale della confisca nella bottega del Cavalier d'Arpino considerato maestro del Merisi. Nell'inventario si descrivono un centinaio di dipinti confiscati. «È una scoperta importante - spiega la Salvemini - perchè fino ad allora si conosceva solo una copia del chirografo che presentava nella sua stesura delle piccole ma significative differenze». Una parte delle opere confiscate è il corpus dei dipinti alla Galleria Borghese. «Nell'inventario si descrivono anche due "Presa di Cristo" uno dei quali è stato identificato con il soggetto del Cavalier d'Arpino che si trova alla Borghese - prosegue la Salvemini - L'altro del Cristo potrebbe essere un dipinto che viene confiscato fino al 1608 e trattenuto al palazzo del Quirinale perchè è una tela su tavolo, come lo è un dipinto che si trova a Firenze agli Uffizi». «È importante sottolineare la data del rilascio dei dipinti cioè il 1608, perchè fino al 1616 non si trova notizia negli inventari Mattei del quadro di Caravaggio. Questo quadro degli Uffizi che non è in visibile perchè si trova in deposito potrebbe essere il vero Caravaggio perchè è tela su tavola di cipresso come i primi dipinti della Cappella Contarelli. Entrambi i dipinti Mattei erano nella collezione fino all'800 ma l'originale dovrebbe essere uscito prima del 1780 perchè sia le guide che gli inventari da quella data riportano solo la solo copia rivalutandola come un dipinto talmente bello da poter essere un Caravaggio originale. La copia era stata spostata nel 1700 al Castello del paese di Giove e riportata a Palazzo Mattei nella sua sede originaria quando venne alienato l'originale. La copia viene venduta nel 1802 al Nisbet come un Gherardo delle Notti, trattenuta ancora per dieci anni nel Palazzo Mattei dove la descrive Mariano Vasi nell'Itinerario istruttivo di Roma e dopo quella data portata a Edimburgo». Pechè un Caravaggio originale è stato così distratto? «Perchè non è stato identificato il soggetto da Matteo Marangoni che seguendo Giovanni Baglioni era convinto che il vero dipinto fosse ancora nella collezione Mattei».

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