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Contro di noi pregiudizi politici Il futuro è nel digitale terrestre

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Cominciamo dalla tradizionale guerra d'audience tra Raiuno e Canale 5. Cosa si attende per il prossimo autunno? «Sono del parere che un paio di punti di share in più o in meno da una parte o dall'altra siano del tutto insignificanti. Quel che conta è la fiducia degli investitori pubblicitari. Canale 5 non teme Raiuno che resta la rete leader di viale Mazzini. Credo però che le due reti minori, la seconda e la terza, daranno un apporto consistente nel prossimo autunno con prodotti di tutto rispetto quali "L'isola dei famosi", i serial "Lost" e Disperate houswiwes" e il programma di Fabio Fazio "Che tempo che fa". Rappresentano prodotti mirati ad un pubblico giovane quale è il target delle nostre reti». Possibile che si punti sempre tutto sull'autunno, mentre l'estate è un susseguirsi di sole repliche? «È vero. Le repliche sono diventate troppe. Come tv commerciale facciamo autocritica. Ma con tutto il rispetto, verso la Rai, è meno giusto che una tv di servizio segua una tale direttiva. Quest'anno Mediaset ha avuto una sola produzione, "Cultura moderna" che ha preso il posto di "Striscia la notizia". Ma è stata la presenza dei mondiali di calcio ad allungare i tempi: per noi la metà di luglio era già tardi per presentare produzioni estive. Perciò abbiamo preferito puntare tutto sull'autunno». Quest'anno il periodo di garanzia autunnale inizia con largo anticipo, i primi di settembre. Come mai? «Credo sia un bene per i telespettatori che potranno riappropriarsi di palinsesti completi. Bisogna però ammettere che lo hanno anche chiesto i pubblicitari». Quali personaggi televisivi della concorrenza apprezza in particolare? «Ovviamente Fiorello che ogni tv vorrebbe portare nelle sue scuderie. Stimo Chiambretti per l'intelligente ed incisiva ironia». Lo sport è stato spostato su Italia uno, compreso il programma che sostituirà "Serie A", l'anno scorso in onda su Canale 5. Colpa dei pochi ascolti o delle vicende di Calciopoli? «Il passaggio su Italia uno di tutte le trasmissioni sportive è avvenuto prima che la bufera si abbattesse sul calcio. "Serie A" è stato un buon prodotto, anche se ci aspettavamo più ascolti che avrebbero portato più ricavi. Insomma confesso che avevamo maggiori aspettative. Ciononostante abbiamo catturato molto pubblico femminile e giovane». L'attuale sembra un anno un po' difficile per la crescita Mediaset. Che bilancio prevedete per fine anno? «Prevediamo una crescita tra il due ed il tre per cento, allineata a quella dello scorso anno». Sul digitale terrestre, l'attuale governo sta frenando, mentre voi avete investito 1,6 milioni di euro. La ritenere una punizione legata alla politica? «Esiste un pregiudizio o un atteggiamento negativo su quanto fa Mediaset che non può non essere legato alla politica. Ma io sono sereno, non possono penalizzare un'azienda patrimonio di tutti. Sono convinto che il digitale terrestre sia la tv del futuro anche se non è stata una nostra scelta: ci siamo dovuti adeguare alle direttive di Amato nel 2001. Finora sono stati venduti quattro milioni e mezzo di decoder, due milioni e mezzo di tessere e 2,8 milioni di ricariche. Un bel successo per chi vuole demonizzarlo». Quali sono le novità di Mediaset Premium? «Lanciamo due nuovi canali, uno All news in chiaro, ed uno dedicato alla fiction. Inauguriamo un portale di giochi, avremo un canale per il grande cinema, potenziamo la presenza de "Il Grande Fratello" con un serie di trasmissioni preparatorie al reality a partire da settembre, con la scelta di un concorrente che entrerà nella casa votato dai telespettatori di Mediaset Premium.

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