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L'attrice prepara un musical diretto da Ronconi

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Dice per esempio: «Senza fare polemiche, però noto con disappunto che oggi molte ragazze si fanno "usare" come un posacenere. Un vero uso delle donne molto avvilente, e dividerei equamente le colpe fra gli uomini che sfruttano la situazione e le donne che… si offrono. Personalmente non ho mai accettato simili compromessi, pensando che appoggiarsi ai produttori non paga, una stagione e via, una meteora. Invece credo che la mia vita professionale sia durata più di anno». A Santa Margherita Ligure per ricevere - la prima donna ad ottenerlo - il prestigioso premio «Nanda Pivano», parla così di una scrittrice e traduttrice che ha portato in Italia il meglio della letteratura americana del '900: «La vera, prima donna importante nella storia culturale italiana è stata Nanda Pivano. Non ha mai avuto complessi. In un'epoca di femminismo e di battaglie lei era sempre un passo avanti rispetto alle altre donne. Tutte le donne hanno imparato in passato, e ancora oggi dovrebbero apprendere cosa significa portare avanti una battaglia di libertà e di eguaglianza, chiedere il rispetto dei propri diritti, lottare come sempre ha fatto Nanda Pivano nel corso della sua vita». Dopo aver frequentato a Milano l'Accademia di Belle Arti di Brera, Mariangela Melato ha lavorato come vetrinista in un grande magazzino, e in seguito ha studiato recitazione presso Esperia Speroni. Come attrice di teatro ha lavorato con registi quali Giancarlo Crivelli, Luca Ronconi, Luchino Visconti, è stata nella compagnia di Dario Fò. Come ricorda il suo primo impatto col palcoscenico? «Mio padre era il comandante di un drappello di vigili urbani milanesi, i "ghisa" come li chiamiamo noi a Milano. Non era che in famiglia fossero contrari alle mie scelte, solo che suscitò un certo imbarazzo la mia prima apparizione. Ero entrata nella compagnia di Fo, ed aspettavo con ansia la comparsa dei manifesti per strada, sui quali per lo spettacolo in programma doveva esserci anche il mio nome. E il mio nome in effetti c'era, seguito dalla parte che mi era stata attribuita: "Mariangela Melato, prima puttana". Non fu facile per i miei digerire quella dizione». Che cosa preferisce, il cinema o il teatro? «Rispondo che sia il cinema che il teatro mi hanno dato molto, che ambedue hanno rappresentato per me il grande amore». Un regista del calibro di Petri un giorno l'ha definita oltre che una grande attrice come una persona "buona"... «Se per buona si intende che detesto le spallate, le cattiverie gratuite, bene, credo che Petri avesse ragione». È stato facile per lei portare avanti la sua carriera? «No, non è stato facile, ma attenzione, qual è il mestiere facile? Personalmente mi ritengo una persona fortunata. Perché? Ma perché avere una grande passione è tutto, è qualcosa che ti fa vivere. Insomma: viva la passione!». I registi con i quali le ha fatto più piacere lavorare? «Non ce n'è uno in particolare. Posso dire piuttosto che con tutti ho cercato di mostrarmi umile, disponibile, da tutti ho cercato di imparare qualcosa. Purtroppo gli anni se ne sono portati via tanti, troppi...». Ha nostalgia di loro? «Ovviamente, la mia nostalgia però ha sempre un sapore dolce, perché in fondo ogni giorno di vita e di lavoro ho cercato di godermelo, di coccolarlo, insomma di non spenderlo invano». Un tratto distintivo del suo carattere? «Quello di essere molto determinata. Lo sono sempre stata. Sapendo inoltre per esperienza vissuta che ogni giorno è un altro giorno, tutto da inventare». Che cosa pensa appena finito un lavoro? «Mi chiedo: e adesso? Questo a volte m

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