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«Mi piace da morire diventare un killer»

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Elijah Wood dopo «Il signore degli anelli» a caccia di nuovi ruoli per rilanciarsi

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È stata lei che all'età di sette anni mi ha iscritto ad una scuola di portamento ed ha voluto che ci trasferissimo tutti dalla piccola città dell'Iowa dove sono nato, a Los Angeles. Ora, a 25 anni, le sono riconoscente per la fiducia riposta in me e per la capacità che ha avuto di non farmi mai sentire un divo». A parlare è Elijah Wood,attore idolatrato dalle teen agers di tutto il mondo che l'hanno ammirato ed amato nella saga de «Il signore degli anelli», titanica trilogia tratta dall'opera di J.R.R. Tolkien, nella quale interpretava il ruolo di Frodo Beggins, il giovane hobbit protagonista dei 3 film usciti dal 2001 al 2003. A Giffoni per la prima volta, Wood si è soffermato con i ragazzi della giuria del festival svelando i sentimenti di un giovane certo di avere ancora tanto da dare al cinema internazionale. È vero che la saga del Signore degli anelli finirà? «È vero. Tutto deve necessariamente avere una conclusione. Lavorare per quattro anni sul set di questa mega produzione mondiale, tutta girata in Nuova Zelanda, è stato come entrare in una grande famiglia che mi ha fatto crescere artisticamente. Ora, ognuno di noi attori desidera guardare oltre e cercare una nuova strada professionale in altri settori. Non nascondo, però, una grande nostalgia, è difficile allontanarci da ciò che abbiamo amato». Con quale criterio Peter Jackson lo ha scelto per il ruolo di Frodo? «Desideravo intensamente quel ruolo. Sono riuscito a leggere la sceneggiatura che la Miramax, casa di produzione de "Il signore degli anelli", stava facendo scrivere e con l'aiuto di un regista mio amico ho realizzato un filmato, calandomi nel ruolo di Frodo, dopo aver affittato un costume in una sartoria teatrale. Abbiamo montato le immagini che ho spedito a Jackson in Nuova Zelanda. Ci avevo messo l'anima nella parte. Lui lo ha capito e mi ha scelto». Così giovane ha già alle spalle un passato professionale di tutto rispetto ed una notorietà planetaria. Cosa si aspetta dal futuro? «Premetto che il successo non mi ha cambiato. Sono rimasto lo stesso ragazzo di sempre, perché ho imparato a dividere la mia privata da quella professionale. Fuori dal lavoro sono un giovane come tanti con sogni, aspettative e desideri comuni. Niente di trascendentale». Quali soni i suoi prossimi progetti di lavoro? «Il mio prossimo impegno è in "Paris je t'aime", film collettivo presentato quest'anno a Cannes composto da 18 cortometraggi ispirati idealmente ad altrettanti arrondissement (i distretti) di Parigi. Poi sarò nella pellicola "Day zero" di Bryan Gunnar Cole che uscirà in Italia nel 2007 e in "Bobby", scritto e diretto da Emilio Estevez, che uscirà in Usa il 2 novembre prossimo e ruota intorno all'assassinio di Bob Kennedy. Infine ho doppiato "Happy Feet" di Gorge Miller, film di animazione che sarà in Italia a Natale». Ritiene che sia diventato più difficile per un attore lavorare negli Usa? «Sia nelle piccole che nelle grandi imprese cinematografiche si avverte un certo disagio, più intenso rispetto a quello avvertito all'inizio degli anni '90. Oggi non sempre le idee indipendenti sono remunerative». Oltre a «Il Signore degli anelli» lei ha interpretato molti altri ruoli. A quale è rimasto più legato? «Mi sono immedesimato in numerosi personaggi, come si conviene ad un attore che vuole migliorare sempre di più. Sono stato lo spietato serial killer cannibale esperto in arti marziali in "Sin city", ma forse mi ha gratificato di più nterpretare "Everything is illuminated", film sulla Shoah e sull'importanza della memoria storica». Ci dice qualcosa della sua vita familiare e dei suoi hobby? «Ho un fratello più grande di sette anni ed una sorella più piccola di due. Adoro la musica, suono il pianoforte e la chitarra, studio canto, amo anche la fotografia ed i videogiochi, ammiro George Lucas e "Star wars"».

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