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La salvezza dei sentimenti nel mondo del profitto

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317,?15,50). La protagonista, Rose, abbandonata dal marito, deve affrontare i "doveri" di madre di tre figli, di professionista e soprattutto di donna alle prese con le proprie vicissitudini sentimentali ed esistenziali. E quando sembra che la vita abbia raggiunto una certa stabilità, dopo otto anni ricompare il marito le cui pretese di natura economica rimettono in discussione quell'equilibrio. La conclusione sarà non edificante ma "purificatrice": questo libro è un'occasione rara, di intravedere una possibile "salvezza" in un mondo ossessionato dalla logica del profitto. Perché l'Amore o quasi? «Serve a dimostrare che vi è un certo livello di consapevolezza: quello che Rose accettava come amore quando stava con suo marito, si è resa conto che non era durevole, sostenibile. Con Sam, con cui lei inizia una relazione, c'è una certa cautela. L'incertezza del futuro la induce a non dare a questa storia il titolo grandioso di amore. Rose è felice che sia qualcosa del genere». Alcuni L'hanno definita la scrittrice della vita quotidiana delle donne. «È così. Non esiste una quotidianità uguale per tutti. Sotto la superficie, si svolgono drammi molto importanti, si nasconde una archeologia di emozioni». Quanto c'è di Lei in Rose? «L'autobiografia non entra mai nei miei romanzi. Rose raccoglie elementi di varie persone che io posso aver osservato. È un personaggio emblematico di un modo di essere più che essere ispirato a un individuo. Spesso viene consigliato a uno scrittore: scrivi ciò che conosci: trovo anche questo riduttivo, in realtà scrivere vuol dire conoscere emozioni umane». Crede nella famiglia? «Mi piace molto la quotidianità familiare. Tante cose però sono cambiate rispetto al passato. Ho un'idea molto flessibile a riguardo. Uno dei miei piaceri più grandi è avere una tavolata di persone dove ci siano età e interessi più disparati, con buone conversazioni e buone bottiglie di vino. Non idealizzo la famiglia ma quando le cose funzionano, quella quotidianità può essere molto piacevole». In Irlanda il concetto di famiglia è ancora sentito. «Sta cambiando in Irlanda come ovunque. In Irlanda negli anni sessanta facevano anche cinque figli, oggi due. I motivi di questo cambiamento possono essere molti, c'è sicuramente quello economico, e sempre riferendomi all'Irlanda, c'è una migliore istruzione, possibilità maggiori di occupazioni, e per le donne un cambiamento delle strutture nel mondo del lavoro. Fino a poco tempo fa in Irlanda non importava quanto fosse disastrosa la situazione familiare, se ci fossero violenze, la cosa importante era mantenere a tutti i costi l'unità, ora ci sono molti genitori single, persone che hanno figli e nessuna intenzione di sposarsi». Le mogli sono più forti dei mariti? «Molti uomini cercano nella moglie le cure, che è quello che porta molte relazioni a fallire. D'altronde c'è un imperativo biologico nelle donne e sono forti per natura. Nell'epoca vittoriana, dovevano stare zitte e fare quello che veniva loro detto, dovevano essere docili, ora quando trovano dentro di sé la forza, non hanno intenzione di tornare indietro».

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