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Molti i segreti svelati dall'autore Piccirilli: da giovane il terrorista viveva nel lusso

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Come in effetti è il libro «Le quaglie di Osama», dell'editrice Memori, nella collana "Block Notes", firmato dal giornalista de Il Tempo Maurizio Piccirilli, reporter e fotografo, conoscitore del mondo arabo, che ha viaggiato in Medio oriente e nei paesi dell'Est, raccontando i Balcani straziati dalla guerra fratricida e prima ancora la Somalia destabilizzata subito dopo la caduta del dittatore Siad Barre e l'arrivo degli americani, poi ricacciati con le armi della guerriglia. La domanda di fondo è prevedibile: chi è davvero Bin Laden? La risposta lo è un po' meno, anche se da quando la comunità internazionale ha dichiarato guerra all'ex regime talebano in Afghanistan il suo nome è diventato noto come uno tsunami e su di lui sono stati scritti fiumi di parole. La storia di questi ultimi anni dice che il cinquantenne sceicco arabo miliardario è famigerato perché dalla fine degli anni '90 offre soldi, anima e corpo al terrore internazionale integralista. È stato alleato degli Usa, addestrato dall'intelligence militare statunitense per essere un'arma puntata contro l'Unione sovietica che negli anni '80 invadeva Kabul. L'attualità riferisce tutt'altro: ora Osama è il demone anti-Usa, sulla sua testa pende una taglia di 25 milioni di dollari, è il ricercato numero uno della cupola terroristica di Al Qaeda, da lui fondata, perché della guerra agli infedeli dell'Occidente ne ha fatto uno scopo come fu per i crociati uccidere gli infedeli musulmani in Terra Santa, quindi ordina stragi e semina morte. Il libro di Piccirilli è irriverente perché descrive altri profili di questo barbuto, sottile, oggi malato e claudicante puritano sanguinario dell'Islam. Sono aspetti umani, personali, patetici, familiari, quasi intimi, quelli che di solito non ce la fanno a emergere dal magma di "ultime notizie" e affiorano solo quando - come lo definisce nella prefazione al libro lo storico medievalista Franco Cardini - è il Nemico battuto, è morto. L'autore ha anticipato i tempi rendendo simultanei e contemporanei i due volti di Osama (o Usàma, come vorrebbe Cardini): quello terribile e quello normale, l'uomo e il terrorista. OSAMA BOY. «Nella vita del leader del terrore - scrive Piccirilli - c'è anche una fase giovanile, dai 16 ai 19 anni durante la quale si è lasciato sedurre dai modelli di via occidentali. Nel '73 è in Libano, dove studia in una scuola esclusiva, si muove a bordo di una fiammante Mercedes 350 SE, indossa camicie e pantaloni alla moda, frequenta locali esclusivi. Nel '75 scoppia la guerra in Libano e Osama torna dalla famiglia in Arabia. Le abitudini sono le stesse - donne, auto e divertimenti - Finché non inizia a preferire la compagnia degli ulema, i dottori della legge coranica». È l'inizio di una nuova vita. LE DONNE DI BIN. Lo sceicco ha quattro mogli: saudita, siriana, afghana e yemenita. Pensando a un convinto terrorista come lui sembra fuori luogo chiedersi: come si comporta in casa? Violando il riserbo voluto dal costume arabo, risponde la donna yemenita Amal al Sadh, data in moglie al capo di Al Qaeda quando aveva 17 anni, raccontando a un settimanale saudita che il marito Osama è costretto a prendere tranquillanti per dormire: «Rientrava sempre tardi la sera, taciturno, si arrabbiava se gli rivolgevo la parola». Riferisce anche i discorsi che invece lui faceva quando era in vena di parole: ripeteva «dell'alleanza tra gli Usa e Israele e che gli Stati Uniti avevano umiliato gli arabi». LE QUAGLIE DI OSAMA. Sempre Amal rivela le abitudini alimentari e le passioni di Osama a tavola. «Mangiava raramente carne a causa di una dieta cui era costretto per disturbi ai reni ed allo stomaco». Un'altra fonte, Haji Mohammed Akram, che racconta di essere il cuoco dello sceicco, parla dei suoi gusti: "Gli piacciono le quaglie selvatiche. Quando non potevamo cacciarle lo sceicco le faceva venire dall'Iran". Gli altri piatti preferiti, spiega ancora il cuoco, sono "le quaglie alla mogul", che è il piatt

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