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Sharon Lawrence: «So che si è ucciso»

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IL LIBRO

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«Ho volutamente atteso tutto questo tempo prima di scrivere - si legge nella prefazione di «Jimi Hendrix - L'uomo, la magia, la verità» (Mondadori, 18 euro) - convinta che il passare degli anni e una maggiore esperienza di vita mi avrebbero fatto vedere Jimi sotto una diversa prospettiva. Ma mi sbagliavo». Ed è vero perché, nonostante gli sforzi della Lawrence cronista, la Lawrence emotivamente coinvolta nella breve e intensa vita della rockstar prende spesso il sopravvento ed è proprio quando i sentimenti trionfano che la narrazione tocca i momenti più intensi. L'autrice sposa la tesi di un atto di autodistruzione che portò Hendrix a imbottirsi di barbiturici e alcol in quella stanza del Samarkand Hotel a Londra dove fu soccorso troppo tardi la mattina del 18 settembre 1970. La Lawrence descrive tutto l'odio provato per la giovane che era con lui e che chiese soccorso in ritardo. Ma non al punto di dare credito alla versione di un medico legale che parlò di morte «per soffocamento dovuta all'ingestione di una grande quantità di vino in stato di incoscienza».

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