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Le «Iene» fanno ridere

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con abilità e garbo

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Per la terza volta al cinema dopo «E allora mambo» e «Tandem» di Luca Pellegrini. Oggi Luca Bizzarri è Mimì, da sempre innamorato di Ketty (Sabrina Impacciatore), andata in sposa però a un suo amico. Quando rimane vedova, Mimì, sia pure discretamente, torna alla carica, mettendosi a tal punto a sua disposizione da finire per rapinare una banca allo scopo di sostenerla in certe sue imprese (quelle, del tutto legittime). Cerca di cavarlo d'impaccio l'altra «Iena» Paolo Kessisoglu questa volta nei panni di Matteo, Un avvocato che però, per il suo gesto avventato, non potrà evitargli il carcere (sia pure comminato in arresti domiciliari proprio in casa di Ketty...). Prima di arrivare al lieto fine si affastelleranno altri guai, con un seguito di complicazioni sempre buffe, ma comunque lasceremo Mimì, che ha sempre sognato di diventare padre, trepido e commosso di fronte alla culla di un bambino avuto proprio da Ketty. Lo spunto è un racconto di Armando Cirillerio, «Il caso Gargano», che si dice ispirato a un fatto vero. Lo ha sceneggiato Francesco Piccolo per la regia di un esordiente, Giovanni La Parola, che fin dalle prime pagine non ha esitato a mostrarci non solo una innegabile perizia narrativa, ma anche nei modi di rappresentazione pronti a rivelarci che il mezzo cinema lo possiede bene; con felice maturità espressiva. I toni, naturalmente, sono quelli della commedia, ma con punte furbe nel grottesco, con il gusto per la caricatura, la beffa dolceamara, gli accenti colorati della satira. Con la possibilità, per i principali personaggi, i due amici, la donna tanto amata, di proporsi con caratteri forse un po' immediati, ma coloriti in modo giusto. Per poterli coinvolgere in ritmi che, in qualche momento, sciorinano affanni, in altri sorprese astute; con figure di contorno, un giudice, un commissario, una direttrice di banca, disegnate con furbizia, anche solo con pochi accenni, ma sempre ammiccanti addirittura alla farsa; sia pure con misura. Le due «Iene», com'è chiaro, recitano con la consueta abilità, attenti a non andare mai sopra le righe di una beffa che bastano le loro maschere a segnalare, senza sottolineature superflue. Di fronte a loro sta benissimo al gioco Sabrina Impacciatore che, pur arrivando anche lei da molta TV, ha già dimostrato di sapersi muovere con sicurezza sul grande schermo. Per un esempio, basta ricordarla nell'«Ultimo bacio» e in «Manuale d'amore».

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