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di SARINA BIRAGHI UNO arriva alla fine delle 170 paginette formato tascabile del libro di Sandro Bruni, ...

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Per il resto, una via di mezzo fra un diario, un pamphlet, un'autobiografia condita di molte citazioni, di molti giudizi spesso trancianti e totalmente tutto personali e, tutto sommato, abbastanza lontana dal tema che il titolo avrebbe potuto lasciar supporre. Lo stesso autore, a dire il vero, mette in guardia i lettori anticipando che tutto il libro è frutto delle sue «riflessioni» e che non deve essere preso per oro colato. Tuttavia una buona parte delle considerazioni che emergono dal testo sono ampiamente condivisibili, senza troppo sforzo, anche in quella parte che più specificamente riguarda la figura del Premier. Ed a chi si chiedesse a chi possano interessare le disquisizioni di Bruni circa il suo percorso scolastico, dalle quali si deduce soprattutto che fare le elementari ad Abu Dhabi è molto piu divertente che frequentarle in Italia si può agevolmente rispondere che l'intreccio fra privato e pubblico rende il libro assai più leggibile di quanto potrebbe fare un semplice saggio sulla situazione socio-politico-economica del Paese. Non manca qualche contraddizione, che conferma la «genuinità» del pensiero di Bruni. Parlando della Cina, ad esempio, manifesta un certo dissenso verso chi indica i dazi doganali (vedi caso, la Casa delle Libertà) e illustra ampiamente la lungimiranza di un imprenditore tessile italiano (con nome e cognome), che proprio in Cina sta sviluppando la sua azienda. Sui costi di manodopera, sulle condizioni di lavoro e su altri piccoli particolari del genere, nemmeno una parola. Lanciandosi poi in una analisi sulle differenze su capitalismo e comunismo conclude con la considerazione che il capitalismo con i suoi meccanismi «è il meno pericoloso di tutti i modi di produzione» anche se, come tutto, avrà una fine. Cosa che strappa un lieve sorriso: se avrà una fine, non potrà che essere sostituito da altri metodi di produzione che, quindi, saranno più pericolosi, visto che il capitalismo lo è meno. Ci pare un circolo vagamente vizioso. E se qualcuno si chiedesse, vista anche la giovane età dell'autore, appena trentenne, se vale la pena di spendere i dieci euro necessari per entrare in possesso dell'opera di Bruni, il motivo c'è. Il libro è infatti uno specchio nel quale ciascuno di noi può confrontare le proprie idee e le proprie opinioni senza il timore di sentirsi «inferiore» come spesso accade con gli intellettuali di professione. Bruni non vende verità rivelate, lui stesso chiarisce che i contenuti sono frutto delle sue personali riflessioni. E, siccome ognuno di noi ha personali riflessioni, in questo lavoro può trovare l'occasione per verificare quanto siano «personali» o quanto possano essere condivise. Al termine della lettura, oltre allo sconcerto per la profetica intuizione di Bruni, resta la sensazione di «però, questa cosa l'avevo sempre pensata anche io» o «ma come gli viene in mente a questo». In entrambi i casi una riflessione «autentica» un confronto con un'altra «testa pensante normale», lontana dai paludamenti con i quali (come sottolineava Nietzche in «Also sprach Zarathustra») spesso si tende «a confondere le acque per farle sembrare più profonde». Sandro Bruni non ha questo tipo di approccio: diretto e semplice fino a correre il rischio di apparire banale, dipana i suoi ragionamenti seguendo un filo logico che si può non condividere, ma che ha una sua dignità intellettuale. E Berlusconi, direte voi? Berlusconi fa la sua apparizione della parte finale del libro. Bruni ne ripercorre la carriera, prima industriale e poi politica, sottolinea i punti salienti senza nascondere quelli piu discussi (ad esempio la grossa spinta che Bettino Craxi, con il suo famoso decreto, diede alle sorti di Mediaset), ma soprattutto si sofferma sulla «gogna mediatica» alla quale il Presidente del Consiglio è stato sottoposto in questi suoi dodici anni di politica da par

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