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Il cinema svela la vita segreta dei monaci

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Dopo il successo ottenuto in Germania, dove a Natale ha superato per incassi e come media schermo Harry Potter, restando al primo posto per tre settimane e ottenendo 160 mila ingressi, anche i grandi schermi italiani accoglieranno questo viaggio singolare. Per 160 minuti, senza dialoghi e interviste, nè commenti, le riprese raccontano la vita dei monaci certosini di Chartreuse sulle Alpi francesi, nei pressi di Grenoble. La pellicola, premiata al Sundance Film Festival e accolta con successo alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia, ha già incassato più di un milione di euro ed è costata 750 mila euro, «perchè — ha spiegato Groning a Roma, presso l'Università Gregoriana — è stata particolarmente dispendiosa la tecnologia utilizzata». Il regista, 19 anni dopo il suo primo incontro con l'attuale Priore Generale dell'ordine monacale, ha filmato i monaci per sei mesi, seguendo così le loro abitudini, vivendo in una cella, dormendo su un giaciglio di paglia, partecipando alle preghiere notturne e con un ritmo di tempo non disturbato da alcun rumore. «Siamo abituati a vedere film che parlano di spiritualità orientale — ha osservato il regista —. Ma è assurdo cercare di soddisfare il bisogno di verità in una cultura distante dalla nostra. Ho vissuto con persone che non hanno paura neanche della morte: i monaci certosini sono liberi, convinti che tutto accada per il bene dell'umanità. Dopo questa esperienza sono convinto che non esista una vita fallita: la sensazione di tranquillità che ora porto con me è la stessa che spero accompagnerà ogni spettatore, persino l'agnostico. La bellezza e l'armonia del mondo non possono essere spiegate utilizzando il termine caso. Non sono un cattolico praticante, pur essendo cresciuto con una forte educazione religiosa, basata sui concetti di peccato e di colpa. Nel monastero queste idee sono superate: quello che sovrasta ogni cosa è il senso di grazia e serenità che rende tutto luminoso. Non si può usare il linguaggio per descrivere un mondo che funziona fuori dal regno del linguaggio. Oggi, siamo inondati dalle informazioni e stiamo perdendo il significato delle cose. Alcuni monaci dipingono o scrivono poesie, ma su di loro regna il concetto di umiltà. È sempre presente il concetto di lavoro necessario, non per quello superfluo, come avviene nella civiltà occidentale. I monaci non buttano nulla, nemmeno un lembo di stoffa o un bottone che viene poi riutilizzato; sono atletici e per loro tagliare la legna non è un lavoro, ma un esercizio fisico». Il film è stato venduto a varie televisioni europee a condizione che non ci sia alcun passaggio di spot nel corso della programmazione e il distributore Tamberi è ora in trattative per la sua vendita in Rai.

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