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«Noi faziosi? Possiamo sbagliare ma non c'è mai taroccamento»

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Cinque i riconoscimenti assegnati a Mimun in passato come responsabile del Tg2, due come direttore del Tg1, che quest'anno è stato premiato come miglior notiziario, nell'ambito delle reti generaliste e satellitari. È l'occasione per compiere con il direttore un lungo excursus professionale denso di riflessioni e rivelazioni sul suo futuro, sul ruolo dell'informazione, sul quotidiano scontro con il Tg5 di cui è stato uno dei fondatori, senza escludere il recente faccia a faccia Berlusconi-Prodi di cui è stato, lo scorso 14 marzo, moderatore. Dopo sette Oscar conquistati alla guida di notiziari diversi, ci svela il segreto del suo modo di gestire l'informazione? «La soddisfazione per il lavoro che svolgo, soprattutto per quello iniziato e portato a termine al Tg2. Dirigere il Tg1 è piu' difficile essendo il notiziario maggiormente sotto i riflettori, considerato una istituzione e seguitissimo dalle forze politiche di ogni colore. In quest'ottica ho sempre evitato di farlo apparire noioso. Ho all'attivo la gestione di emergenze internazionali come l'aver seguito le vicende della Santa Sede soprattutto durante la malattia e la morte di Papa Wojtyla a cui mi legava, pur essendo io di religione ebraica, un profondo affetto. Tra breve dovrò gestire anche l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica». Eppure spesso il suo Tg1 è stato accusato di faziosità, anche nei servizi di «Striscia la notizia». «Il mio cruccio è che i pochi incidenti di percorso, dovuti a motivi tra l'altro giustificabili, siano talvolta stati letti in chiave politica, magari di censura o di "taroccamento". D'altra parte abbiamo fornito talmente tanto materiale a "Striscia" che Antonio Ricci mi ha mandato a casa un tapiro d'argento alla carriera». Come vive la guerra d'Auditel quotidiana con il Tg5? «La mia esperienza al Tg5 è stata gratificante. Il notiziario non solo funziona benissimo ma dà filo da torcere al Tg1. Noi vinciamo costantemente ed a lunga scadenza. Ma se accade talvolta il contrario, si grida subito al sorpasso». Cosa vorrebbe ancora modificare per rendere il Tg1 piu competitivo? «Io che ho la fortuna di essere a capo del Tg della rete ammiraglia, questo privilegio devo guadagnarmelo giorno dopo giorno. In questo periodo ci sarebbe bisogno di prestare maggiore attenzione ai giovani, a tematiche come la salute, la società, le nuove tecnologie. Servirebbero energie nuove ed un cambio di mentalità che facciano uscire dalle tradizionali logiche e vengano incontro alle necessità della gente che oggi ha un forte bisogno di reagire allo stato di profonda sottomissione psicologica in cui l'ha gettata la minaccia del terrorismo internazionale». Lei è stato il moderatore del faccia a faccia tra Berlusconi e Prodi. Quali sono state le sue impressioni, prima e dopo? «È bello parlarne adesso perché è ormai solo un ricordo. Io come dirigente non avevo scelta, l'azienda mi ha chiamato ed ho risposto senza esitazione. Ma mi sono sentito come chi sa che qualunque cosa faccia, si mette comunque nei guai. La verità è che se si va avanti con questa modalità di faccia a faccia al moderatore si dovrà assicurare l'impunità». Non è soddisfatto, con il risultato d'audience ottenuto, di essere entrato nella storia della Tv? «Certo, quel faccia a faccia è oggi tra i programmi piu visti nella storia dell'Auditel. Quella sera le strade delle nostre città erano vuote, sembrava di essere tornati ai tempi di "Lascia o raddoppia?". Adesso però è importante fare di tutto affinché il secondo incontro, il prossimo 3 aprile gestito da Bruno Vespa, conquisti più spettatori ancora: solo così gli italiani arriveranno al voto con qualche elemento in piu per poter scegliere. La gente ha voglia di politica, ma della politica nobile». Cosa intende per politica nobile? «Intendo il rispetto reciproco che dovrebbe sempre essere alla base di ogni a

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