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Addio al prediletto di Brecht

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Usava l'eleganza scenica per distanziarsi dal Maestro

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Dopo un malore avuto a Parigi, mentre era impegnato alla Comédie Française, è stato ricoverato in ospedale e poi trasferito nella capitale tedesca dove vivono i figli. Nato a Yverdon nel 1922, fu segnato nella sua cospicua attività teatrale da due incontri fondamentali: la collaborazione con il regista Jean Marie Serreau e soprattutto il sodalizio con Brecht, che dopo averlo conosciuto nel 1948 a Zurigo, lo inviterà a raggiungerlo al Berliner Ensemble l'anno dopo per poi affidargli nel 1954 addirittura l'inaugurazione del Theater am Schiffbauerdamm con la sua messinscena del "Don Giovanni" di Molière. Scritturato dal maestro e fedele ai suoi insegnamenti che però è incline a stemperare con una sorvegliata eleganza figurativa e con una spontanea adesione ad alcuni effetti spettacolari, si allontanerà dal Berliner nel 1958 per non restare vittima delle battaglie di potere seguite alla morte di Brecht. «È stato l'unico a gettare un ponte fra gli anni '20 e gli anni '50 sia sul piano filosofico-culturale sia in ambito politico, colmando la voragine creata dal nazismo», amava dire del suo mentore. Il repertorio del drammaturgo tedesco resta comunque il suo principale campo d'azione, ma non manca di confrontarsi anche con Shakespeare, Sofocle, Molière, Labiche e autori contemporanei. Direttore della Volksbühne di Berlino dal 1969 al 1977 e della Comédie di Ginevra dal 1982 al 1989, intreccia relazioni produttive con i paesi più disparati e per l'Italia privilegia uno stretto rapporto con il Teatro di Genova. Si può ricordare il ludico e spumeggiante "Tuttosà e Chebestia" di Coline Serreau interpretato nel 1993 da Luca De Filippo e Lello Arena che diventerà il protagonista di tanti suoi allestimenti italiani futuri.

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