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Charlize con «North Country» guarda all'Oscar E in «Aeon Flux» ha un futuro da guerriera

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Così, ha esordito l'attrice sudafricana Charlize Theron, ieri a Roma per presentare il film «North Country», per il quale è stata candidata all'Oscar come migliore attrice protagonista. La pellicola, ispirata ad una storia vera, diretta dalla regista neozelandese Niki Caro e prodotta dalla Waner Bros, uscirà venerdì nelle sale dopo l'anteprima capitolina di ieri sera al cinema Moderno. Visto il successo ricevuto con l'Oscar per «Monster», la bella attrice hollywoodiana si è imbruttita di nuovo per interpretare Josey Aimes, donna separata con due figli a carico, che ha il solo desiderio di offrire una vita decente alla propria famiglia. Da qui, la scelta difficile di andare a lavorare in una miniera di ferro nel Minnesota degli anni Settant, tra operai che impongono alle loro poche colleghe angherie e molestie sessuali. Per la donna, avversata dagli stessi genitori per questa scelta di lavoro (la madre è il premio Oscar Sissy Spacek e il padre è Richard Jenkins) non ci sarà più pace. Al punto che Josey deciderà di ribellarsi e di andare per vie legali. Le sue compagne di lavoro, persino la sua più cara amica Glory (il premio Oscar Frances McDormand), non la seguono per una causa collettiva e la donna resterà sola contro tutti in un processo che durerà circa vent'anni (dal 1979 al 1998), mettendo in luce tutti i suoi scheletri nell'armadio. Ma nel rispetto della più edulcorata tradizione americana, l'happy end arriva puntuale a mettere tutti d'accordo. «La discriminazione sessuale non fa parte solo del passato e non avviene solo in certe zone degli Usa — ha detto ieri la Theron, accompagnata in queto tour dalla regista e dal coprotagonista Sean Bean —. Quando ho fatto le mie ricerche per il film, ho scoperto che in grandi città come New York e Chicago gli avvocati sono pieni di cause per molestie sessuali. Anche su tematiche omosessuali, film come «Brokeback Mountain» possono sembrare datati. In realtà, in Usa si progredisce lentamente su certi problemi sociali. Hollywood non si lancia in queste produzioni soprattutto perché non c'é mai molto pubblico interessato a questo genere di storie. Però, George Clooney, con «Syriana», ha dimostrato che si possono unire a temi impegnati anche elementi d'intrattenimento cinematografico. Per affrontare il mio ruolo, ho conosciuto dal vero le protagoniste di queste discriminazioni. Ho conosciuto le loro famiglie, sono andata con loro a fare le spesa: sono persone che mi hanno confidato i terribili abusi subìti e che mi hanno ringraziato perché, in un certo senso, con questo film ho restituito loro una dignità. Non immaginavo che esistessero davvero certe realtà. Le donne nella miniera, come in altri posti di lavoro, si abituano alle allusioni, ma non tutte. E, di contro, gli uomini molestano le donne per allonanarle dal mondo lavoro, nel quale vogliono dominare, soprattutto per motivazioni economiche. Come molte altre, sono una donna privilegiata, ma non per questo bisogna adagiarsi e dimenticare la realtà che ci circonda. Sono stata fortunata anche ad avere genitori fantastici che non credevano nelle discriminazioni, pur vivendo in pieno apartheid sudafricano. Il Sudafrica, con i suoi colori , i suoi odori e la sua gente, mi manca molto, è la mia patria». La Theron, sempre insieme con Frances McDormand, ha appena finito di girare il thriller fantascientifico «Aeon Flux» di Karyn Kusama (nelle sale dal 24 febbraio), dove veste i panni di una ribelle che lotta contro il governo di Bregna, nel 2415.

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