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Claudio Bisio è un «gorilla» politicamente corretto

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E ad interpretarlo, nel film «La Cura del Gorilla» diretto da Carlo Sigon, coprodotto da Colorado e Warner, tratto dall'omonimo romanzo di Sandro Dazieri e da domani nelle sale, c'è Claudio Bisio, il più insolito degli investigatori. Sospeso tra il thriller e l'ironico realismo della commedia all'italiana, il film si cala nella Milano degli immigrati, dei centri sociali e degli hacker. Sandrone, detto Gorilla, soffre di una particolare forma di sdoppiamento della personalità. La prima, bonaria, cialtrona e contrapposta alla seconda, che risponde al nome di Socio ed è invece razionale, fredda, violenta. Un pò per paura di finire in manicomio e un pò per conciliare la sua insonnia, Sandrone fa qualche lavoretto da investigatore privato senza licenza. Finché non si ritrova ad accompagnare un vecchio attore americano (Ernest Borgnine). Ma mentre esegue di malavoglia il suo compito, Sandrone si trova ad aiutare una ragazza (Stefania Rocca) alla quale hanno ucciso il fidanzato (Kledi Kadiu). «Era da sette anni che non facevo cinema e allora ho pensato di recuperare con due personaggi in una volta sola — ha detto ieri Bisio, che è sia il Gorilla sia il Socio, l'altra personalità, ed entrambe comunicano con dei bigliettini —. Non so quale dei due preferisco, se il Socio o il Gorilla, che però è di sicuro più ammirevole: è più educato, politicamente corretto con gli immigrati e con le donne, alle quali però spesso non piacciono quelli troppo romantici». Il premio Oscar Borgnine, al suo esordio in un film italiano, ha poi sottolineato che non s'identifica con «Hollywood, perchè non amo vestirmi da pinguino. Cinquanta anni fa vinsi un Oscar per caso, per un ruolo che accettai per cinquemila dollari. Riguardo a «Brokeback Mountain», film di Ang Lee favorito ora agli Oscar, penso sia meglio se John Wayne non c'è più. Gli si spezzerebbe il cuore a vedere due cowboy innamorati».

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