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L'avvocatessa ristruttura casa tra sciape gag e facile realismo

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VISTO DAL CRITICO

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BRIGITTE Roüan è un'attrice francese, qualche volta anche regista, che quando dirige un film riesce sempre a farselo presentare a un Festival di Cannes. Esattamente come il film di oggi, di cui si è scritta anche il testo e che ha avuto la stessa sorte, pur non comprendendosene le ragioni. È la storia, per meglio dire, la storiella di una parigina di professione avvocato, madame Chantal, che, per ristrutturare il proprio appartamento, si rivolge ad un architetto colombiano a capo di un gruppo di extracomunitari clandestini (quelli che in Francia chiamano i «sans papiers»), vedendosi messo tutto terribilmente a soqquadro prima di arrivare a un risultato decente. Si inserisce in questo intreccio la piccola vicenda di un tipo strampalato cui Chantal ha fatto vincere una causa difficile, concedendosi a lui per una notte, e che da quel momento la perseguita con focose ma anche buffe dichiarazioni amorose, mentre i due figli della donna, già grandicelli, fraternizzano anche troppo con gli extracomunitari, la ragazzina concedendosi perfino delle divagazioni erotiche. Una sola novità. Il fatto che la protagonista, specie quando difende una causa in tribunale o qualcuno portato in manette in un commissariato, anziché comportarsi seriamente, si abbandona a balletti e a piroette da film musicale che, paradossalmente, le ottengono i risultati cui aspirava. Questa curiosa novità, però, stona del tutto con i modi con cui la regista racconta poi il resto: affidati sempre a un facile realismo di cronaca con molto chiasso, molti contrattempi, molti contrasti fra Chantal e quella squadra intenta, più che a ristutturare, a demolire la sua casa, con possibilità, qua è la, di far emergere qualche occasione comica. Ma così fragile e stentata da provocare molto di rado il riso; anche quando si dà spazio a certe gags da vecchia farsa, con crolli, inciampi, botte sulla schiena. Gli interpreti, in mezzo, fanno quello che possono, soprattutto la bella e brava Carole Bouchet costretta ad alternare una recitazione seria a un'altra, appunto, voltata in burla con salti e balli e a un certo momento persino con stelline argentee da disegno animato che costellano la sua immagine mentre si agita. Fra gli altri, Jean-Pierre Castaldi che, nei panni dell'innamorato insistente e intruso, non vai mai oltre la macchietta. C'è anche il nostro Aldo Maccione pronto come muratore napoletano a cantà «O sole mio»... Proprio all'ultimo, fa una comparsata di mezzo minuto addirittura Hugh Grant. Ma deve avere sbagliato film.

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