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Ecco l'impero dei «vecchi»

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Secondo Verba ci furono degli equivoci nei calcoli, dovuti anche a qualche traduzione errata. Il vecchietto più arzillo della storia sarebbe morto a 120 anni, due in meno di Jeanne Calment, una signora francese dei tempi nostri, che rappresenta il record di longevità anagraficamente accertato. Accettando per buone le tesi dello scienziato russo, si dovrebbero ricalcolare tutti i riferimenti biblici, compreso quello che attribuisce a Matusalemme la paternità di Lamech alla veneranda età di 187 anni: quel figlio sarebbe stato concepito a poco più di 23 anni, un'età nella quale - oggi - gli uomini si guardano bene dal mettere al mondo figli. C'è tempo, dicono: e aspettano i trenta, o i quaranta. Con la complicità del viagra c'è chi i figli li fa abbondantemente dopo essere andato in pensione. Come cambia il mondo! Ogni sera - a Striscia la notizia - Ezio Greggio augura buon compleanno a un gruppetto di ultracentenari. Le statistiche dicono che nel 1960, 5,4 persone ogni milione avevano superato i cent'anni; il numero era salito a 35,5 nel 1990. Mancano dati più recenti, ma la tendenza lascia immaginare che oggi siano almeno una cinquantina. In numero assoluto questo corrisponde a circa tremila centenari. Percentuali di gran lunga maggiori si registrano in Norvegia, in Svezia, in Inghilterra, in Francia. Da molti anni Maurizio Costanzo gioca sull'"eternità" di Pippo Baudo che ci sarà ancora (al Festival di Sanremo, o a Domenica In, o dovunque una telecamera sia pronto a inquadrarlo) fra parecchi decenni. Destinato a diventare un personaggio biblico. Come Mike Bongiorno, per intenderci. Non sarebbe uno scandalo, né una novità assoluta sugli scenari della storia. Tiziano dipinse fino a pochi giorni prima di morire, e aveva 99 anni. Michelangelo fino a 89, Donatello fino a 80, Tintoretto a 76, Monet a 86. Erano svegli e nel pieno delle facoltà intellettuali molti grandi vecchi della letteratura: George Bernard Shaw morì a 94 anni, Voltaire a 84, Victor Hugo a 83, Tolstoj a 82. Giuseppe Verdi compose opere fino a 88 anni, Richard Strauss propose i suoi giri di valzer fino agli 85. Ma persino in attività che richiedono immensi sforzi fisici ci sono stati personaggi della storia che hanno offerto straordinarie prove di longevità. Il doge Enrico aveva superato i novant'anni quando, nel 1304 guidò i veneziani - spada in pugno - alla conquista di Costantinopoli. Andrea Doria morì a 94 anni, nel pieno delle energie. Casi sporadici, mentre oggi ci troviamo di fronte a un fenomeno di massa. Uno studioso tedesco, Frank Schirrmacher, ha scritto un libro dedicato ai problemi legati alla longevità - "Il complotto di Matusalemme - Come prepararsi a vivere in un mondo di ultrasettantenni" (Mondadori, 17 euro) - nel quale affronta i problemi, drammatici e senza precedenti - che l'intero genere umano è chiamato a vivere (e risolvere) nei prossimi decenni. La Terra si trasformerà presto in "una gigantesca casa di riposo per anziani che gira nell'universo". La questione, ovviamente, riguarda tutti (quelli che sopravvivranno), perché i giovani di oggi, infastiditi dall'eccessivo potere esercitato dagli anziani (o dal peso sociale che comporta il loro mantenimento) si troveranno anche loro sull'altro fronte, e vedranno le cose dalla prospettiva opposta. Risultato: gli adolescenti di oggi devono imparare ad allearsi con il nemico. Tutti devono cambiare l'atteggiamento tradizionale nei confronti dei vecchi. Schirrmacher cita la crudeltà con la quale - alla fine del Settecento - i giovani trattavano i loro nonni. Nelle comunità contadine tedesche si dava da mangiare prima agli animali, e poi ai vecchi, che erano considerati soltanto un peso. In una società come quella attuale - nella quale i vecchi sono destinati a diventare la maggioranza assoluta della popolazione - i giovani devono abituarsi a valorizzare le virtù degli anziani. A capire che la loro esperienza può aiutarli ad evitare gli e

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