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«Nel Dopo Tg ci sarà poca politica»

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Spazio ad attualità, spettacolo, cronaca, sport e grandi interviste

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«"Dopo Tg" non è un parente stretto del Tg1, è la stessa cosa», insiste, e non a caso della "testata madre" occupa una "costola" dello studio e conserva il logo anche nella sigla, un rapido zoom dal mondo, all'Europa, all'Italia, a Roma fino a Saxa Rubra. Piena sinergia con la redazione, dunque, massima elasticità nel format e varietà nei temi trattati. «La politica? Finchè non sarà obbligatorio prevarrà la modica quantità», assicura Mimun. «Ovviamente con le elezioni, che sono la festa della democrazia indipendentemente da chi vince, daremo massimo risalto al confronto, speriamo programmatico e non limitato all'abituale "volare di stracci"». Un faccia a faccia tra Berlusconi e Prodi? «Non credo sia questo il luogo, ma se ci sarà l'occasione nessuno si tirerà indietro. Se una delle due parti non viene? Vado avanti, non faccio cinque minuti di informazione con la sedia vuota. Ma a cento giorni dalle elezioni non credo che qualcuno non verrà: il problema semmai - ironizza - sarà rimandarli a casa». A dettare la scaletta sarà per lo più l'attualità. «Se mercoledì prossimo il segretario Ds Fassino desidera spiegare, dopo la direzione della Quercia, cosa si è deciso nel dibattito dentro il partito dopo il caso Unipol, è benvenuto. Anzi, gli è stata già inoltrata formale richiesta». Se invece ci sarà a disposizione «un documento esclusivo su un grande caso di cronaca - spiega il direttore del Tg1 - andrà in onda il servizio e la voce sarà di chi ha fatto le domande. Il giorno che Mollica avrà realizzato un'intervista, magari con il videofonino, a Mina, andrà in onda quella». Spazio anche allo spettacolo e allo sport: «Abbiamo già contattato personaggi come Benigni, Bongiorno, Fiorello, la Carrà, la Bellucci, Vasco Rossi e nessuno mi ha negato la disponibilità. Ma contatti ci sono anche contatti con Lippi, Collina, Capello, Moggi, Galliani, e ancora con personaggi nuovi che si sono affacciati da poco nel mondo del calcio, come Lotito, Della Valle, Cairo». Tra le mani, Mimun ha anche «un importante documento esclusivo sull'Iraq: stiamo ragionando su come proporlo». Ma la logica prevalente non sarà quella dello scoop. «Tratteremo problemi noti ma non ancora risolti, per esempio quello delle barriere architettoniche». Alle spalle Mimun ha già un notiziario che negli ultimi quattro anni ha battuto costantemente il Tg5, realizzando nel 2005 una media superiore al 30% di share. Nella sua lunga carriera «Dopo Tg» era forse il tassello che mancava: «Se dopo farò altro? È sicuro. Potrei prendermi un anno sabbatico. O magari fare l'inviato del Tg1: forse avrei qualche vantaggio in più». Escluso, comunque, un approdo alla direzione generale della Rai. «Non me l'ha offerto nessuno, e comunque non lo farei neanche con il coltello alla gola». La redazione di «Dopo Tg» è composta da cinque giornalisti interni, Stefano Campagna, Alessandra Di Tommaso, Luigi Monfredi, Andrea Pesciarelli, coordinati da Nicoletta Manzione.

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