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Geldof: con i Tory solo per poche ore

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Così Bob Geldof ha commentato la scelta di affidargli l'incarico di consulente del neo "Gruppo sulla globalizzazione e povertà globale", istituito dal giovane leader conservatore. Il 54enne rocker irlandese, amico del premier laburista Tony Blair e noto per il suo impegno internazionale, si è infatti dovuto difendere dalle inevitabili critiche che gli sono piovute addosso a pochi minuti dall'annuncio del suo arruolamento tra i tory, dato mercoledì dal loro leader Cameron. «Stanno giocando con il fuoco», ha ironizzato Geldof, ripreso dall'"Independent", che ha anche risposto a chi ha ipotizzato dietro l'accettazione dell'incarico una sorta di malcelata metamorfosi politica, sostenendo di non «essere nelle mani di nessuno». L'ex frontman dei Boomtown Rats ha poi accennato alla possibilità di essere sfruttato per fini elettorali. «Sono sicuro del fatto che verrò sfruttato, come lo sono stato dal governo, ma questo è il mio lavoro: essere sfruttato, almeno finchè potrò contribuire a fissare politiche a favore di chi sta morendo». Ad ogni modo, «sarò un consulente ad hoc, a tempo e non pagato per circa tre o quattro ore durante il prossimo anno». Questo è invece il testo del messaggio che la star ha poi inviato dal proprio cellulare alla redazione del "Times", dopo l'annuncio che avrebbe fatto parte del gruppo di lavoro sulla povertà globale. «Lo stesso - scrive il cantante irlandese nel linguaggio tipico da sms - per governo e liberaldemocratici se lo vorranno». Inoltre, «come fanno repubblicani e democratici negli Stati Uniti - si legge ancora nel testo, pieno di abbreviazioni - nessuna differenza, nessun affare di stato. Sono in vacanza, lasciatemi stare. BG». Da quando è stata lanciata l'1 gennaio di quest'anno, la campagna "Make Poverty History" è riuscita a portare ancora una volta sotto i riflettori dei media il problema della povertà in Africa. Ma dopo i concerti del Live 8 di quest'estate, gli interventi al summit del G8 in Scozia e quasi un anno trascorso a fare pressioni sui governi del mondo, c'è chi ritiene che Make Poverty History sia stata "sequestrata" dalle pop star, da Geldof a Chris Martin dei Coldplay, e che i suoi scopi originali si siano persi nella fanfara mediatica.

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