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KATIA Ricciarelli, con la sua interpretazione nel film di Avati sia nata un'attrice? «Chissà.

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«La seconda notte di nozze» ha ricevuto consensi di critica e di pubblico. Sto valutando nuove proposte. La mia passione è cantare. La musica la amo e mi ama. Comunque fare l'attrice non mi dispiacerebbe». Come è stata la sua infanzia? «Sono nata a Rovigo da una famiglia povera. Ho lavorato in una fabbrica di mangiadischi. Ero corteggiatissima dal figlio del padrone e questa attenzione particolare mi ha provocato molti disagi. Abbandonai la fabbrica, ho un carattere molto particolare, e andai a lavorare in una grande catena di magazzini. Così mi son pagata le prime lezioni di canto». E quindi non si è fermata più? «È stato un viaggio professionale eccitante. Diploma al Conservatorio di Venezia. Debutto a Mantova in «Boheme» e l'anno seguente, era il 1970, «Il trovatore» al Teatro Regio di Parma». Poi ho vinto il concorso Voci verdiane della Rai e ho cantato nei più prestigiosi teatri del mondo». Tante esperienze, quale ricorda particolarmente? «Esperienze entusiasmanti tutte. Con Domingo, per la regia di Franco Zeffirelli, sono stata una indimenticabile Desdemona nel film-opera «Otello». E poi tanta attività concertistica con gli Archi della Scala, il Solisti veneti, le Vivaldiane». Tanti e tanti anni di carriera, che cosa vuole ancora? «Pace e serenità. Quello che mi è mancato negli ultimi tempi. Sto provando a riacquistarla. Una separazione alle spalle mi ha fatto tanto soffrire e mi fa ancora soffrire». Perché è successo? «Questa è davvero una domanda alla quale non so dare una risposta. Il tempo mi aiuterà a capire. Pippo è, era e sarà sempre un uomo eccezionale al quale voglio tanto, ma tanto bene».

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