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«Fare il principe, la mia vocazione»

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Nella vita come nell'arte sembra davvero un «danseur noble», elegante, discreto, equilibrato. Da poco è tornato a vivere in Italia ed è più presente sui palcoscenici italiani con sommo gaudio del pubblico di casa nostra. Cosa significa tornare a danzare in Italia? «Da un anno sono tornato a Napoli, dopo quattro anni che ero ospite all'Opera di Vienna. Poi sono venute tre produzioni con l'Opera di Roma ed altre con il S. Carlo. Ora resterò come residente in Italia, ma andrò in Giappone a gennaio, poi ancora a Vienna. È normale che qui in Italia mi senta davvero a casa. Sono italiano e sono fiero di esserlo. In precedenza avevo problemi di militare, ora posso tornare a godermi il mio Paese». Quale è il suo rapporto con l'Italia? «Per me è fantastico ballare in Italia, quasi un sogno. Al pubblico piace vedere un italiano ospite. Del resto ho debuttato a Roma a soli 21 anni con lo Schiaccianoci di Amodio. Poi ci sono tornato dopo quasi nove anni ed ho ballato La Bella addormentata a maggio e più recentemente Cenerentola». Quale ruolo è per lei il più amato e perché? «Senza esitazione Giselle, perché amo il ruolo del principe Albrecht. In genere adoro il ruolo del principe, ma Albrecht è molto umano: si innamora, appare inconsapevolmente furbo perché tace la sua condizione, nel secondo atto però si pente della sua leggerezza, di quello che ha fatto e chiede perdono nella foresta. Non crede ai suoi occhi quando vede ancora Giselle dopo la morte. È un ruolo di ballerino-attore. Anche Il Lago dei cigni o La Bella addormentata hanno principi, ma in Giselle egli ha un pizzico di umanità in più». Le interessa il contemporaneo? «Molto. Ho lavorato con Forsythe, Mark Morris, Neumeier, Petit,Thyla Tharp, Paul Taylor che mi ha creato un balletto. Per me è vitale fare il repertorio neoclassico, moderno o contemporaneo, perché mi aiuta anche per poter essere diverso e migliore, più attuale anche nel classico». Con quali coreografi vorrebbe lavorare e perché? «Credo che mi manchi solo Béjart. Mi piacerebbe molto ballare il suo Bolero come il grande Jorge Donn. Ma chi lo sa... forse un giorno..." Cosa è cambiato oggi nella vita di un giovane ballerino? «Forse dopo la scomparsa di Nureyev c'è stato un periodo di silenzio. Ora sta tornando la voglia di ballare anche grazie forse ai programmi televisivi. È ritornato l'entusiasmo degli stessi anni di Nureyev, la danza sta recuperando interesse. Io come giovane di oggi mi sento un grande privilegiato, consapevole di possedere doti naturali. E poi posso viaggiare, parlare altre lingue, visitare altri paesi..." Quali i suoi miti o modelli? «Il mio modello è sempre stato e sempre sarà Nureyev. Un carisma unico, un artista che ha saputo rivoluzionare la danza maschile e anche la coreografia, anche se non a tutti piace come ha ricreato grandi titoli come Lago dei cigni e Bella addormentata. Per me è il ballerino del secolo. Certo, Njinsky era un genio, ma di lui ho visto solo foto e letto. Rudy bucava il video». Ha dei progetti nel cassetto? «Fare coreografia: un mio pallino è stato sempre fare Romeo e Giulietta. Ma mi piacerebbe anche sostenere una parte in un film: me lo hanno consigliato in America. Un sogno realizzato, il musical. Ho debuttato lo scorso aprile con il Los Angeles Dance Theatre in Casablanca, dove ho fatto il ruolo di Humphrey Bogart. L'abbiamo portato in Cina, ora andreamo in Australia, poi in America».

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