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L'essere umano era così al centro dell'universo Ma senza Fede

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...Ma non posso dubitare che io stia dubitando. E se dubito, penso. E se penso, sono. Questa è la mia prima e fondante certezza. Il ragionamento, all'apparenza ovvio se non banale - ma che pure non considera la relatività d'ogni logica - ha in verità dato l'allure alla filosofia dell'età moderna, o per meglio dire, al metodo d'indagine applicato dalla ragione post-aristotelica ad ogni branca del sapere: in specie alla scienza e, in quell'àmbito, soprattutto alla matematica. L'occasione per rammentarcene la offre la commendevole pubblicazione del ponderoso epistolario completo (dal 1619 al 1650) del grande filosofo e matematico francese René Descartes (Cartesio) per i tipi di Bompiani (pgg.3104, euro 48). Le lettere, in lingua francese, latina e nederlandese (con traduzione in italiano a fronte), valgono uno strumento di sostegno e di complemento alla comprensione del sistema razionalistico che, con quelli di Leibniz e di Spinoza, ha ora condizionato, ora deciso le sorti della speculazione filosofica degli ultimi tre secoli: prima opponendosi all'empirismo inglese di Locke e Hume, poi venendo notoriamente a patti col criticismo kantiano, quindi alimentando i Lumi settecenteschi, raffrenando le triadi hegeliane ed i voli pindarici del soggettivismo idealistico tedesco e, infine, cercando di dar requie, se non serenità, al decadimento morboso del pensiero novecentesco, pensiero debole par excellence... La ragione cartesiana è sotto il profilo storico liberazione dall'aristotelismo, abbattimento dei residui del tomismo, emancipazione dell'uomo da realtà fuori di sé. Il volume in questione, a cura di Giulia Belgioioso, si pregia d'un paradimmatico apparato critico, dotato delle tavole di concordanze con le edizioni precipue delle lettere cartesiane, d'un profilo biografico dell'autore, dell'indice biografico dei corrispondenti, d'un'ampia biografia e degli elementi di lessico delle lettere. Cartesio cercava la verità. La cercava con la ragione. Ma tutta la filosofia ha cercato, cerca e cercherà la verità, che altro non è che il disvelamento dell'essere in rapporto all'uomo ed al mondo (o natura). Ma questo disvelamento spetta all'uomo che è nel contempo soggetto indagante ed oggetto indagato, onde il fallimento dell'operazione: onde l'impossibilità di una verità e l'accumularsi conseguente delle contraddizioni che fanno sembrare ed apparire l'uomo ed il mondo portati del caos, dell'irrazionale. La ragione che cerca la verità è destinata a soccombere ogni qual volta ponga in atto sé stessa - vale per lo Stagirita come per Cartesio, per Leibniz come per Kant -: da qui la sua sostanziale vanità gnoseologica. Molti sono propensi ad opinare che la ragione sia responsabile dei peggiori misfatti operati dalla Storia e subiti dall'uomo. E tuttavia la ragione ha ingenerato la scienza scalzando gli ostacoli della magía, e però la ragione ha fatto non di rado pessimo uso della scienza, volgendone i beneficî in strumenti di tortura e morte. La ragione ha palesato: la falsità d'idoli crudeli e perversi, il danno arrecato dalle superstizioni, il bisogno dell'umana fratellanza, la virtú dell'equilibrio morale, civile e politico; ma ha altresí favorito il relativismo etico, l'arbitrio, il gretto tornaconto. La ragione c'ha additato l'ideale dell'egualglianza, ma anche la via dei totalitarismi piú cruenti e ciechi. La ragione ha avuto il merito incomparabile di collocare al centro dell'universo l'uomo, la sua alta e sofferta dignità e la sua commovente fragilità; ma ha sovente trasformato quest'uomo in una potenza ancor piú fragile, destinata prima o poi a cadere nel gorgo della disperazione che la stessa ragione progettava di fugare una volta per tutte. Anche la negazione della fede reca all'assolutizzazione della ragione; ma l'assolutizzazione della ragione porta con sé, coerentemente sviluppata fino alle estreme conseguenze, il nihilismo. Il quale costituisce l'infini

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