Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Tutti i sogni con lui su quel battello

Esplora:
default_image

Il pittore viveva in un ex casinò galleggiante: lo trasformò in una pinacoteca

  • a
  • a
  • a

Gli aveva dato un nome da par suo, che fa venire alla mente i suoi disegni pastellati e visionari: «Over the rainbow», sopra l'arcobaleno. Chi va per mare sa che non porta bene cambiar nome alle imbarcazioni, ma questo era un caso speciale, per una barca speciale, che di nomi ne aveva cambiati tanti in vita sua, anche in ragione delle vicissitudini vissute. Quando il primo proprietario (un ricco signore scozzese) se la fece costruire in un cantiere navale gallese, nel 1930, si chiamava Yanetha IV. Ma poi era stata requisita negli anni della guerra dalla Royal Navy, per usarla come pattugliatore costiero, ed aveva cambiato parecchi proprietari nel dopoguerra (e ognuno di essi l'aveva ribattezzata); negli anni Sessanta era stata adibita a Casinò galleggiante (nella rada di Atene). Folon se ne innamorò alcuni anni fa, quando era ridotta in uno stato deplorevole di abbandono: l'aveva affidata a un cantiere navale italiano perché la tirasse a lucido, ristrutturandola completamente, e facendone una specie di castello destinato a varcarne i mari con l'armatore a bordo. Giornali e televisioni avevano visitato questa lussuosa dimora un anno fa, quando Folon (già malato) l'aveva finalmente rimessa in mare: il salone e le cabine erano impreziositi da molti quadri dell'artista, e da dipinti di altri famosi artisti. Una barca a misura d'artista, di cui Folon era orgoglioso come un artista (o come un bambino: ma i due termini sono spesso coincidenti). Folon era diventato famoso in tutto il mondo con le copertine del New Yorker, eleganti e lievi, riconoscibilissime nel loro tratto fanciullesco. Era un poeta, Folon, prima ancora che un pittore: e dipingeva poesie, dedicate alla pace e alla concordia fra gli uomini. E questo spiega perché avesse lavorato per Amnesty Internazionale e fosse stato nominato ambasciatore dall'Unicef. Aveva firmato una quantità impressionante di manifesti pubblicitari, aveva illustrato libri con le opere di Kafka, Borges, Bradbury, sempre sospese nel limbo dei sogni. In anni recenti si era dedicato anche alla scultura, e appena un mese fa si era chiusa a Firenze una grande mostra antologica dei suoi bronzi al Forte di Belvedere. M. T.

Dai blog