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Scozia, l'ennesimo scippo a Meucci

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Omaggio della Royal Bank di Edimburgo al concorrente del nostro inventore

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Questi Pound cartacei "convivono" con il pezzo metallico da una sterlina, il biglietto di questo valore essendo stato soppresso da tempo dalla Banca d'Inghilterra. La novità è che la Royal Bank of Scotland ha emesso una banconota commemorativa speciale, per ricordare Alexander Graham Bell, effigiato sul rovescio del biglietto, presentato "sic et simpliciter" come inventore del telefono e il cui nome e cognome sono scritti anche nella lingua indigena. Antonio Meucci, che combattè una lunga battaglia legale per affermare, di fronte al mondo, la priorità nella scoperta del telefono, deve essersi rivoltato nella tomba. Ma perché, dopotutto, gli scozzesi, ben noti per il loro nazionalismo, dovrebbero difendere la "priorità" di Meucci? Basta e avanza ricordare che Bell è un compatriota, nato a Edimburgo nel 1847, trasmigrato negli Stati Uniti, professore a Boston di fisiologia degli organi vocali, con le carte in regola per rivendicare la paternità del sistema di telecomunicazione per la trasmissione della parola. Diversa, più dura e ingrata la vicenda di Antonio Meucci, nato a Firenze nel 1808, che si guadagnò il pane per lunghi anni come meccanico teatrale all'Opera dell'Avana (Cuba, all'epoca, era una colonia spagnola). Tra gli acuti di tenori e di soprani, ebbe la prima idea della sua invenzione, armeggiando con un rudimentale apparecchio: correva l'anno del Signore 1849 e Bell era ancora in fasce. Approdato anche lui negli Stati Uniti, Meucci impiantò a Clifton (New Jersey) una fabbrica di candele e accolse come operaio un esule d'eccezione, Giuseppe Garibaldi, che era stato braccato dalle polizie di mezza Italia, dopo la caduta della Repubblica Romana. La mancanza di mezzi e le difficoltà economiche rappresentarono sempre un cruccio e un ostacolo per l'inventore: senza esito un tentativo di raccogliere fondi e di interessare al suo apparecchio la Western Telegraph Company. Com'era questo apparecchio? «Un dispositivo telefonico costituito da una lamina metallica affacciata a un elettromagnete; un impianto costituito da due di tali dispositivi connessi attraverso una linea bipolare, permetteva una trasmissione telefonica sia pure a brevissima distanza, per la scarsa efficacia del dispositivo come microfono». Romanzesche le traversie di Meucci per accreditare la sua scoperta presso gli uffici competenti. Il 28 dicembre 1871, si fece rilasciare un brevetto della durata di un anno che — sempre a causa della sue precarie condizioni economiche — fu in grado di rinnovare soltanto due volte. E Bell? Chissà se i funzionari della Royal Bank of Scotland, nel presentare la banconota commemorativa, si sono preoccupati di ricordare che Alexander Graham Bell ebbe a che fare con un "terzo incomodo". Proprio così. Elisha Gray, uno studioso di telecomunicazioni, si fece a sua volta avanti, vantando l'invenzione del telefono. Il 6 febbraio 1876, Bell e Gray furono protagonisti di una grottesca pantomima. A due ore di distanza l'uno dall'altro, depositarono analoghe domande di brevetto. Non solo. I loro apparecchi erano identici, del tutto simili a quello di Meucci, evidentemente copiato. Soltanto nel 1886, dopo una lunga e complicata vicenda giudiziaria — la Corte Suprema degli Stati Uniti riconobbe le ragioni di Antonio Meucci: una vittoria morale perché l'italiano, povero in canna, non aveva potuto rinnovare il brevetto dopo il 1873. L'inventore si spense a Long Island nel 1889 con questa relativa consolazione. Bell, questo è certo, seppe ben amministrarsi. Al suo nome è innegabilmente legato lo sviluppo della telefonia, di cui fece la prima applicazione in grande stile nel 1876, in occasione dell'Esposizione di Filadelfia, del centenario della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti. Ma la paternità della scoperta del telefono spetta, altrettanto innegabilmente, all'italiano Antonio Meucci.

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