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«Sono pronto per lasciare la divisa»

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Dopo la Ferrari e la Pandolfi il prossimo commissario sarà un uomo, Tirabassi

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Ma non sarà lui, il romanissimo ispettore Mauro Belli, al secolo Ricky Memphis a prendere il posto del Capo del Commissariato, Giulia Corsi, quando l'attrice che la impersona, Claudia Pandolfi, uscirà di scena nella prossima serie. Quel che accadrà nella nuova serie di «Distretto di polizia» di cui la quinta serie, da questa sera, va in onda il lunedì ed il martedì su Canale 5, per contrastare la fiction di Raiuno, ce lo anticipa lo stesso Memphis, attore legatissimo alla sua città, che svela progetti futuri non necessariamente targati ancora Mediaset. Possibile che «Distretto» uno dei pochissimi prodotti validi di questa stagione Mediaset sia utilizzato come arma per un'assurda guerra di fiction tra Rai e Mediaset? «Io non mi occupo di strategie e di ascolti. Faccio il mio mestiere di attore. Per questa serie di "Distretto" ho dato davvero il massimo. I risultati ci stanno premiando». Dopo Isabella Ferrari e Claudia Pandolfi, arriverà un'altra donna a comandare il «Distretto di polizia» di Canale 5? «Questa volta ci sarà una promozione interna. Sarà il personaggio interpretato da Giorgio Tirabassi a subentrare al commissario Giulia Corsi. Su questa traccia si evolverà la sesta serie della fiction. Il mio Mauro Belli che è diventato ispettore capo, in questa serie sta già avendo un rapporto più umano con la Pandolfi, e riserverà moltissime sorprese perché il suo matrimonio sarà al centro di vicende di fortissimo impatto emotivo». In questa serie la linea gialla è ancor più accentuata dall'aderenza di molte storie con fatti reali. Non le sembra un prodotto poco adatto al prime time? «Le vicende che raccontiamo hanno la supervisione di un'equipe di poliziotti e sono chiaramente ispirate alla cronaca nera quotidiana. La linea gialla è molto forte, ci sono inseguimenti e sparatorie. Ma ci soffermiamo anche sulla vita privata dei protagonisti che questa volta ha un ruolo ancora maggiore». Dica la verità, anche lei è vittima della sindrome da identificazione con il suo personaggio? «L'identificazione con Mauro Belli c'è stata ma rappresenta oggi uno stadio per me superato. Ogni anno mi dico che "Distretto di polizia" è l'avventura più gratificante che mi sia capitata. Un'esperienza di grande formazione artistica, ma non è detto che faccia solo quella». Si spieghi meglio, non vorrà forse dire che trasloca alla Rai? «Esistono proposte e contatti con viale Mazzini, per cui già in passato sono stato protagonista di miniserie. La verità è che dopo la lunga serialità desidero progetti di minore durata. Sto valutando anche delle proposte per il grande schermo. Sono disposto a mettermi alla prova in ruoli e personaggi differenti, purché abbiano spessore e non siano portatori di messaggi negativi per il pubblico. È l'unica condizione che pongo ai copioni che mi propongono». Dicono che lei sia molto legato a Roma e che sia stato scoperto da Maurizio Costanzo in maniera del tutto occasionale nei bar di periferia della città. È vero? «Fin da sedici anni scrivevo poesie che leggevo nei locali romani. Fu un giornalista a notarmi e subito dopo venni invitato al Costanzo show. Si, sono molto fiero di essere romano. In coppia con Simone Corrente, mio collega all'interno di "Distretto di polizia" abbiamo aperto al Testaccio un locale, una trattoria di cucina romana che si chiama "Né arte né parte"». Che tipo di telespettatore si considera? «Seguo poco i programmi Tv, ma ho un occhio attento per la fiction».

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