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Addio a Wise dipinse i sogni dell'America

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Prima, però, per Robert Wise, quanti successi, sia in platea, sia fra i critici, e quanti premi! Il suo primo film mi capitò di recensirlo qui su «Il Tempo» quando anch'io cominciavo. Si intitolava in italiano «Il giardino delle streghe» ed era un horror, di una specie particolare — scrissi — che faceva già pensare a un autore con intenzioni serie. Confermate subito dopo da un altro horror, «La iena», da un romanzo di R. L. Stevenson, protagonista uno straordinario Boris Karloff. Ma doveva arrivare presto (nel 1949) il primo film veramente intelligente realizzato a Hollywood sulla boxe, premiato a Cannes, lodatissimo da noi critici e pronto a dare il via a un genere in cui però nessuno dopo riuscì a far meglio dell'originale: Wise sì, nel '56, con «Lassù qualcuno mi ama», felicissima biografia romanzata di un campione dei pesi medi, Rock Barbella, più conosciuto sul ring come Rocky Graziano. Wise, però, non era tipo da farsi determinare da un genere. Qualche anno prima, nel '51, aveva affrontato con rigore la fantascienza («Ultimatum alla terra»), in cui emergevano tutte le paure di quegli anni di angosciante guerra fredda, subito dopo, nel '53, aveva preso di petto la guerra guerreggiata raccontando con perizia, nei «Topi del deserto», una pagina autentica della Seconda Guerra Mondiale che gli consentiva di far nuovamente indossare a James Mason quei panni del maresciallo Rommel che aveva già indossato per Hathawag nella «Volpe del deserto», e nel '54 era venuto in Italia per un kolossal in costume, Elena di Troia, protagonista la nostra Rossana Podestà. Lo aspettavano però due film di saldo impegno civile, «Non voglio morire», protagonista Susan Hayward, decisamente contro la pena di morte, e «Strategia di una rapina», in cui al poliziesco si univa una polemica forte contro l'odio razziale (il protagonista era Harry Belafonte, uno dei primi attori di colore «accettati» a Hollywood). Ma ecco il colpo d'ala, ecco l'Oscar: «West Side Story», il musical che doveva fare epoca (si era nel '61), citato anche oggi tra gli esempi più affascinanti di quel genere allora prettamente americano. Cinque anni dopo ancora un musical, o meglio una commedia musicale, «Tutti insieme appassionatamente», in cui, con la bella partecipazione di Julie Andrews e di Christopher Plummer, ambientandosi l'azione nell'Austria di lì a poco vittima dei nazisti, si insinuava abilmente tra i sorrisi anche una seria polemica politica. (Subito 2 Oscar!). Alla carriera di Wise però mancava ancora la televisione ed eccola così suggerirgli, con una delle sue serie più popolari, «Star Trek», non il suo ultimo film, ma quello in cui si compendierà una carriera piena di gloria. Che doveva chiudersi quindici anni fa. Lasciandolo a una vecchiaia onorata.

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