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Un pugno di eroi salvò l'arte di Siena

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In quella stessa epoca le «bombe intelligenti» semplicemente non esistevano e anche gli americani, seppur a malincuore, si adeguarono ai metodi «all'inglese», mettendo in campo le «Fortezze volanti», uno stormo delle quali era in grado di spianare una città. Dall'altra parte si rispondeva a colpi di bombe volanti: le V1 e V2. Era la barbarie della seconda Guerra mondiale e la speranza di tutti era di riuscire a salvare la pelle. In quella situazione parlare di difesa delle opere d'arte poteva apparire tragico e ridicolo, eppure chi amava veramente il bello e la storia tentò, come poteva, di salvare il salvabile. Il patrimonio culturale d'Europa, da Londra a Roma, da Parigi a Leningrado (oggi tornata ad essere San Pietroburgo), era murato, incartato, nascosto sotto terra. È la storia della difesa delle opere d'arte durante il secondo conflitto mondiale, una storia nella quale l'Italia, che possiede quasi la metà del patrimonio mondiale, ha avuto un posto di primo piano. A quell'epoca, agli interventi e agli stratagemmi che furono messi in atto con coraggio e rapidità è dedicata una grande mostra fotografica: «Siena 1939-1945. Proteggere l'arte. Guerra e salvaguardia del patrimonio artistico», in programma nel meraviglioso complesso di Santa Maria della Scala, a Siena. La mostra prende il via oggi e prosegue fino al prossimo 21 settembre. Nelle sale San Leopoldo e San Giuseppe si allineano circa cento scatti in formato gigante che illustrano i principali interventi per proteggere da bombardamenti o razzie il patrimonio artistico nel territorio di Siena e Grosseto. Due città relativamente piccole, ma che custodiscono un numero sterminato di opere dal valore inestimabile. Davanti agli occhi dei visitatori appaiono, nella freschezza delle belle foto mai pubblicate prima, la rimozione delle statue di Giovanni Pisano dalla facciata del Duomo di Siena, oppure, all'interno della stessa cattedrale, il sistema di protezione in mattoni e cemento del pulpito di Nicola Pisano e quella del fonte battesimale nella sottostante Pieve di San Giovanni. Immagini luminose, nitide, realizzate da Ugo Brandi, noto fotografo senese incaricato di documentare gli interventi e che hanno anche il pregio di mostrare ritagli bellissimi del nostro Paese che, appena a sessant'anni di distanza, sembrano lontani millenni. Ci tiene a sottolineare l'attualità della mostra il responsabile Fabio Torchio, curatore della Fototeca alla Sovrintendenza Beni artistici e storici di Siena e Grosseto. «La difesa dei beni artistici in tempo di guerra è un tema che ci è vicino - spiega - Basti pensare a quello che è successo pochi anni fa a due passi dal nostro Pese, nella ex Jugoslavia, oppure in Afghanistan, dove i talebani hanno distrutto i famosi Buddha». L'idea della mostra, ha proseguito Torchio, «è nata due anni fa. Durante una ricerca d'archivio abbiamo ritrovato queste immagini, mai pubblicate, ed è stato naturale pensare di di offrirle al pubblico. Mentre allestivamo l'esposizione ci si è resi conto che oggi c'è anche il problema della difesa delle opere d'arte dal terrorismo». Vengono illustrati, nel dettaglio, tutti gli interventi messi in atto da un gruppo di eroici e sconosciuti funzionari della Sovrintendenza che, nell'emergenza, seppero organizzarsi per preservare quegli oggetti e quei monumenti a loro affidati. L'esposizione è anche un riconoscimento al lavoro silenzioso di questi uomini. La mostra documenta inoltre i danni, ingentissimi, che toccarono a chiese e monumenti, nonostante l'impegno per la salvaguardia. La basilica di San Bernardino all'Osservanza, alle porte di Siena fu distrutta. Gravissimi danni furono anche provocati in numerosi centri della valle dell'Elsa, così come furono ridotte in frantumi le vetrate della cattedrale di Grosseto. Tra le immagini offerte an

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