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La coraggiosa scelta del medico-ricercatore

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Nel suo testo più autobiografico Tomatis affronta il tema della fuga dei cervelli all'estero

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Oggi Tomatis torna col suo sesto libro e l'impressione è che sia il più autobiografico di tutti, comunque quello che, partendo da lontano, ci coinvolge con la sua misurata, ma amara e decisa indignazione, portandoci nel cuore di uno dei problemi dei nostri giorni e in particolare della situazione della ricerca nel mondo occidentale e nel nostro paese. Nella prima pagina c'è la folgorazione di un giovane che decide di iscriversi a medicina nel 1948, nell'Italia uscita distrutta dalla guerra, «per essere d'aiuto all'umanità sofferente». Poi, quello stesso personaggio, molti anni dopo, si chiede «Quando mi sono lasciato comprare? Quando ho capito che la ricerca è al servizio del potere e che il ricercatore è un'oca che produce uova d'oro e che quell'oro andava tutto sulla tavola di chi comanda?». La storia è quella di un uomo che vorrebbe vivere secondo alcuni principi e secondo giustizia, e così, dopo essere scappato dalla trafila della carriera ospedaliera in Italia, andando a lavorare in America, torna in Europa, per sfuggire a pressioni e condizionamenti economico-commerciali che gli si ripropongono, con in più giochi di corruzione, in Francia, dove è diventato direttore di un centro di ricerca internazionale sul cancro. È a quel punto che il cerchio si chiude e il medico risceglie il suo paese, dove decide, in un estremo gesto di resistenza e coerenza con se stesso, di lavorare come medico ospedaliero in un centro di ricerca. «Un tempo gran parte della ricerca era fatta da medici che partendo dalle corsie, dal letto del malato o dal tavolo autoptico, arrivavano al laboratorio, alle provette, alle centrifughe, all'incubatore, ma l'impronta clinica e la connessione col malato e la malattia non si interrompevano mai completamente». Insomma il discorso di Tomatis, che sembra ed è politico ed economico, alla fine mostra tutta la sua umanità, come rivela anche la scelta di scrivere un romanzo, e non un saggio, di cercare di trasmettere una verità attraverso la forza del racconto. Quindi un libro che tutti, pazienti, medici, ricercatori dovrebbero leggere. E il fuoriuscito del titolo, che richiama gli antifascisti che andarono all'estero per continuare a sentirsi liberi e lavorare contro il regime, ha qui il suo senso: si fuoriesce e si torna anche oggi per restare fedeli a un'idea e per opporsi a un mondo che sembra dimenticarsi di noi. Renzo Tomatis «Il fuoriuscito» Sironi 204 pagine, 13.50 euro

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