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Bova in Tv: sarò il pugile faccia d'angelo

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Al punto da dividersi professionalmente tra l'Italia e gli Stati Uniti dove, con l'ultimo film «Alien Vs Predator» ha sbancato il botteghino travolgendo divi come Tom Cruise. Adesso Raoul Bova è in Italia e martedì, 31 maggio, giocherà, eccezionalmente, nella Nazionale Italiana Cantanti per la Partita del Cuore, evento trasmesso da Raiuno, in diretta dallo stadio Meazza di Milano. Concluse le riprese della fiction Mediaset «Attacco allo Stato», a luglio volerà di nuovo negli States: lo attendono prestigiosi progetti professionali che lui stesso anticipa. Poi tornerà in Italia. Per Canale 5, infatti ha un altro impegno: probabilmente darà il volto a Tiberio Mitri, il pugile triestino dalla faccia d'angelo protagonista del ring negli anni '50, in una miniserie che ne racconta la vicenda umana e professionale. Cominciamo dal progetto italiano per Mediaset. Qual è il suo personaggio in «Attacco allo Stato»? «Sono il vicequestore della Digos che ha arrestato la Lioce per il delitto D'Antona ed ha condotto le indagini sulle Brigate Rosse. Con la regia di Michele Soavi le riprese, iniziate a marzo, si sono svolte quasi interamente a Roma con una location a Bologna. Le due puntate in onda in autunno su Canale 5, seguono le indagini di un pool di poliziotti guidati da me dal momento dell'uccisione del consulente del Ministro del Lavoro Sergio D'Antona. Interpreto dunque una storia vera strettamente legata alla nostra più drammatica attualità». Dalla sua partecipazione alla saga de «La Piovra» fino a quella di «Ultimo», lei sembra essersi specializzato in ruoli di poliziotto. Non si sente ingabbiato nella divisa dell'Arma? «Cerco di variare il più possibile i personaggi che interpreto. In quest'ottica sono stato un sacerdote in «Karol» fiction sulla vita di Papa Wojtyla ed ho dato il volto a «San Francesco», una fiction che mi ha particolarmente colpito per l'alta spiritualità che da allora mi ha sempre accompagnato. Devo, però, riconoscere che nel panorama della fiction italiana la percentuale dei poliziotti è molto alta». Quali sono, invece, i progetti che l'attendono a Los Angeles? «Sarò il protagonista e l'unico attore italiano di una pellicola cinematografica che arriverà anche in Italia, con un cast di prestigiosi interpreti statunitensi la cui lavorazione inizierà a metà luglio e si concluderà a fine settembre. Non solo. Per la prima volta anche il piccolo schermo d'oltre oceano ha pensato a me. Sarò, infatti uno dei personaggi principali di una serie televisiva destinata all'emittente Abc che mi auguro possa essere vista anche nel nostro paese. Mi considero fiero ed orgoglioso di rappresentare l'Italia nel tempio hollywoodiano della recitazione». Preferisce calarsi in ruoli cinematografici o televisivi? «Non ne faccio differenza. L'importante è la bontà del progetto, e le emozioni che l'iniziale lettura del copione propostomi riesce a comunicarmi. È su tale base che seleziono le mie scelte. Un attore deve mettersi alla prova a tutto campo, senza dimenticare il teatro». Che tipo di telespettatore è Raoul Bova? «Sono tradizionalmente poco attento alla Tv ed alle sue mode. Ma seguo, con l'ottica dello spettatore, non dell'addetto ai lavori, tutte le fiction. E devo riconoscere che la qualità sempre più spesso riesce a fare concorrenza alle più prestigiose pellicole cinematografiche». Lei è tradizionalmente noto come volto Mediaset con quotazioni, sul mercato degli attori, considerate molto alte. Si riconosce in tali affermazioni? «Assolutamente no. Ben vengano proposte dalla Rai per cui ho interpretato La Piovra. Se sono valide le accetterò. Smentisco le illazioni sui miei cachet, messe in giro forse da qualcuno che non mi ha mai contattato personalmente». Chi è Raoul Bova nella vita? «Innanzitutto sono un antisportivo. Gioco al calcio solo per beneficenza. Personalmente sostengo l'associazione per la ricerca sulla malattia di Crigler Najjar, una rarissima forma d'ittero permanente che colpisce i bambini limitandone le pr

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