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L'apocalisse secondo Crichton

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Una dura accusa al delirio tecnologico che rischia di portarci alla rovinaNel corsivo di introduzione l'autore sottolinea che tutto è frutto di fantasia ma poi nelle note a piè di pagina i riferimenti a persone ed enti sono accurati ed aut

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Questo nuovo, fluviale romanzo si muove fin dall'inizio entro una temperie profetica, in taluni frangenti apocalittica, che presenta un fatto alquanto nuovo nei confronti di quanto già si sapeva attorno a questo tipo di narrativa che ci viene dagli States: anomala, tanto per fare un esempio, da quel genere di cui si è parlato qualche giorno fa su queste colonne, a proposito del romanzo Usa dopo l'11 settembre, nel senso che pone il lettore a fronte di concrete situazioni apocalittiche, determinate, in questo caso, da concrete situazioni scientifiche e non invece da repentini, fulminei sobbalzi di umore e di coscienza determinati da attacchi dominati da una disperata, criminosa follia. Osserviamoli più da vicino questi momenti apocalittici, provocati esclusivamente dall'uomo, si badi, e dalla sua maniacale propensione verso l'invenzione di strumenti distruttivi: naturalmente il sottofondo che fa da pauroso sobbalzo del cuore è certo il passaggio dallo stato di quiete a quello di paura. Ecco allora un fisico parigino che viene assassinato, subito dopo aver seguito un esperimento su una avvenente visitatrice, e altrove, in un'altra parte del mondo in apprensione, nella giungla della Malesia, ecco uno strano, misterioso imprenditore accingersi a costruire un generatore di cavitazione dalle caratteristiche più uniche che rare. E ancora: a Vancouver, una società non meglio definita affittare un minisommergibile da usare nelle acque della Nuova Guinea, e a Tokyo intanto c'è un agente segreto che cerca di dare una qualche logica spiegazione ad azioni dell'uomo che di logico hanno smarrito la più elementare dimensione. L'inizio del nuovo romanzo pone dunque sul tappeto alcuni fatti in bilico fra tecnologia e realtà che lo stesso Crichton si sforza di legittimare con un corsivo iniziale sorprendente e nuovo nella sua formulazione e nella sostanza: dopo aver annunciato che il tutto è frutto di fantasia, aggiunge che i personaggi, le multinazionali, le istituzioni e le organizzazioni del romanzo sono il prodotto dell'immaginazione dell'autore, o, se reali, sono citati fittiziamente senza alcun intento di descrivere la loro condotta reale. Tuttavia — per buona sorte dell'autore — i riferimenti a persone, istituzioni e organizzazioni reali nelle note a pié di pagina sono accurati, e perciò le note riportano dati autentici. Ciò vuol dire che per quanto l'immaginario e il fantastico possano agire sul vero e sul reale, le sequenze posseggono una loro concreta parvenza di attendibilità. Ed è quanto basta per stare all'erta: non casualmente la fotocopia di un rapporto riservato dell'AASBC al National Security Council, che compare ad apertura del romanzo, è pieno di omissis... e non basta: uno dei due occhielli posti da Crichton ad apertura, è del profetico George Orwell e suona così, un po' sinistro: «In qualsiasi questione di una certa rilevanza, ci sono sempre aspetti che non si desiderano discutere...». Tutto accade verso la fine del 2003 nello stato di Vanuato, un atollo dell'Oceano Pacifico, a seguito di una denuncia, con conseguente causa, da parte di quella piccola comunità, niente meno che agli Stati Uniti d'America, per via del surriscaldamento del globo terrestre. Era al limite l'elevazione del livello del mare, su quel lembo di terra, e gli ottomila abitanti delle isole correvano il rischio dell'evacuazione, a causa dell'innalzamento degli oceani provocato dal surriscaldamento della crosta terrestre. E inoltre, gli Usa, prima potenza eco

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