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Vidal mette a braccetto Serse, Confucio e Socrate

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Fantastoria e fantafilosofia nel nuovo romanzo dello scrittore che non perde la sua vis polemica

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Vidal dunque immagina che Ciro Spitama, un diretto discendente del sacerdote Zoroastro, profeta dell'Unico Dio, ambasciatore del re di Persia ad Atene, giunto alla fine dei suoi anni, detti le sue memorie al nipote Democrito. Ci sono molti giganti della Storia che ha incrociato sul suo cammino: Serse, per esempio, amico del cuore fin dai tempi della educazione vissuta insieme alla corte di Susa, con un destino futuro invidiabile, il trono di Persia, e ancora la regina Atossa, affascinante con i suoi avvincenti racconti, una sorta di scrigno che contiene, e nasconde, i più accattivanti segreti dell'Impero, e poi Buddha, incrociato tra il fitto fogliame di un bosco indiano, e infine Confucio, conosciuto alla corte persiana, fino all'approdo ad Atene, che a quel tempo era al top del suo fulgore. Ne ha viste di tutti i colori il protagonista del fantasioso romanzo di Vidal, il quale, giunto al centro delle arti e della vita, come era Atene a quel tempo, conosce Pericle, ne guadagna la stima, e con lui familiarizza con Anassagora, Erodoto e tanti altri compagni di strada inimmaginabili. C'è perfino un carpentiere fra le sue amicizie, di nome Socrate, che gli ripara il muro della villa con terrazza panoramica sull'Acropoli, e con lui, fra calce e scalpello, discute di filosofia e di immortalità. Il tema di fondo di tutti questi conversari è sempre quello, e scusate se è poco: com'è nato l'universo e per quale motivo? E perché il male e il bene sono stati creati insieme? Temi da far tremare qualcosa di più che vene e polsi, che tuttavia Vidal affronta, nella loro drammatica insolubilità, sempre con il dovuto rispetto del vero storico, senza mai allargarsi troppo, e invece offrendo al lettore un frammento sostanzioso di vita e di pensiero di quel tempo, non privo di qualche insegnamento nei confronti del presente. Tutt'altro che una vacanza, quindi, nei confronti di temi, motivi, polemiche cui ci aveva abituati, ma al contrario una cavalcata molto godibile, in bilico fra realtà e immaginazione che conferma d'altronde talune doti del narratore già evidenziate ne «La statua di sale» del 1998, «L'età dell'oro» del 2001, «Impero» dell'anno seguente, e «Giuliano» del 2003. Gore Vidal «Creazione» Fazi editore 720 pagine, 18.50 euro

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