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Il Bel Paese dove fiorisce

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la «comunità»

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In queste due righe si compendia il significato dell'opera di quello che può essere considerato come un vero utopista concreto, Adriano Olivetti (1901-1960), l'industriale che perseguì la realizzazione pratica dell'idea di «comunità». Ora, a cura di Davide Cadeddu, viene riproposto il pensiero complesso ed originale del fondatore del Movimento Comunità. Con l'edizione critica del volume, «Adriano Olivetti, Stato federale delle comunità. La riforma politica e sociale negli scritti inediti (1942-1945)», per i tipi di Franco Angeli, Cadeddu ci porta a conoscenza delle prime riflessioni critiche di Olivetti; quelle che poi presero forma nel concetto di «Comunità concreta». Per quanto su Olivetti vi sia oramai una letteratura di una certa ampiezza, anche se soprattutto di stampo memorialistico, va registrato che una ricostruzione a tutto campo storiografico della sua figura ancora latita e, per tali motivi, il libro in questione è veramente prezioso. L'introduzione lo dimostra. In un Paese, quale l'Italia, nel quale le figure degli imprenditori non esaltano certo per capacità di progettualità culturale e civile, Adriano Olivetti spicca in una sua ficcante originalità. Erede di una di grande famiglia imprenditoriale nel campo delle macchine da scrivere fu, egli stesso, direttore generale e presidente dell'azienda omonima e, proprio partendo dal di dentro di una problematica cultura industriale, nel 1947 fondò il Movimento Comunità e partecipò,collegato al movimento azionista di Unità Popolare promosso dal fiorentino Tristano Codignola, alla vita politica nazionale. Nel 1958 venne eletto deputato. Nel libro troviamo le fonti del comunitarismo olivettiano così come egli le elaborerà tra l'autunno del 1942 e l'aprile del 1945; un complesso dottrinario che poi si sciolse, in termini sia politici che organizzativi, nel ricordato volume del 1945. Tramite la formula di «comunità», Olivetti ideò un progetto di riforma dello Stato - e, quindi, costituzionale - che si configura come tipicamente proprio rispetto ad ogni altra proposta mirante a fare dell'Italia post-fascista un Paese federale; strutturato ordinamentalmente su una peculiare accezione di autonomia.

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