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Ma io invoco anche l'alternanza dei professori

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Chi ha ragione? e chi torto? Il caro, vecchio Manzoni scriveva che ragione e torto non si possono mai dividere in maniera così netta che una parte non si porti dietro qualcosa dell'altra, ma qui forse il discorso è più semplice. In principio, crediamo ci sia il complesso del bravo bambino. Tutti gli altri fanno le cosacce, io no. Gli altri, appena hanno una fetta di potere, chiamano i loro amici a far bisboccia. Dividendo e ridividendo fino ad esaurimento, laddove molto meglio sarebbe dar da mangiare a chi già c'è abituato. E sa usare le posate. Probabilmente Urbani è così che la pensa. Gli si potrebbe però far notare che non è necessario esser dei patiti dello «spoil system» o mettersi a gridare: «Se arriviamo noi al potere, non facciamo prigionieri!», per riconoscere, francamente e serenamente, una cosina che ci pare ovvia. Proviamo ad argomentarla. Sono di Destra (o di Sinistra) e ho vinto le elezioni? Bene, vado al governo, ho il mio progetto, scelgo gli uomini che hanno combattuto la mia battaglia, che condividono i miei valori, che hanno quella «certa idea dell'Italia» che poi è la mia, che mirano a quegli obbiettivi a cui io miro, e insieme costruiamo una politica. E' inutile che due coalizioni si affrontino e si scontrino, se gli stessi uomini inseriti nei posti-chiave debbono girare da un governo all'altro. A meno che... A meno che non siano talmente competenti, talmente dotati di amor di patria piuttosto che di spiritaccio di parte, talmente insostituibili per i fini «nazionali» cui guardo, per cui decido di tenermeli ben stretti e guai a chi me li tocca! Ma se così non è, a parità di merito, e di merito vero, non sulla base del Manuale Cencelli, scelgo «i miei». Ora, i nomi promossi o confermati da Urbani appartengono al novero degli eccellenti e degli insostituibili? Pur sinistro-versi hanno lo sguardo tanto libero e lungimirante da collaborare con impegno e lealtà a un governo destro-verso? Se li mando a casa, il Ministero, la Nazione, lo Stato restano sguarniti? Ecco, forse ci potremmo porre queste domande, in nome di quella democratica «alternanza» che dovrebbe, per l'appunto, ad ogni tornata elettorale, senza violenze di alcun genere, ma nel rispetto di chi ha votato, «ridisegnare» il Paese. A meno che... A meno che i Müller, i Bonami, i Bernabè, i Montaldo, i Pontecorvo, le Luciane Castellina ecc. dell'organigramma urbaniano siano, ripetiamo, quanto di meglio, in assoluto, intelligenza e competenza possano offrire nel nostro Paese. E, aggiungiamo, siano «liberali» quanto il liberale Urbano. Molto, «troppo», più liberali di Sgarbi, «ça va sans dire», e di Isotta, Principe, Buscaroli, Citati, Veneziani, Zeffirelli...

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