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Vola il batterista della letteratura

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Tredici racconti, inediti in Italia, scritti tra il '37 e il '54 sul dramma dei neriCon ritmo da ballata musicale e prosa impietosa si materializza la realtà degli esclusi. Con uno stile cechoviano il dolore è mitigato dalla solidariet&agrav

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Per un confronto, bisogna scomodare Toni Morrison, che a suon di musica, oltre che di parole, si è guadagnata il Nobel 1993. Ecco ora tornare in libreria lo scrittore dell'«Uomo invisibile», testo-cult della letteratura nera d'America, con tredici racconti scritti fra il 1937 e il 1954 mai editi in Italia, dopo che questi testi apparvero postumi a cura di John Callahan, massimo studioso dello scrittore americano. Il titolo della silloge, «Flying Home and Other Stories, Volo di ritorno», riconduce a quel famoso brano di Lionel Hampton, strepitoso vibrafonista di altri rimpianti tempi, che venne assunto come una sorta di inno commovente e struggente, dei reduci dalla Seconda Guerra Mondiale, giovani americani che avevano liberato l'Occidente dalla vergogna del nazismo. E veniamo a questi racconti, il cui stile è stato definito cechoviano, un referente che va preso con cautela, poiché i due universi sono fin troppo distanti e diversi perché certi paragoni possono reggere, pur constatando che nella temperie rappresa e coinvolgente che anima tante di queste pagine, il «riposeremo» dello Zio Vania qua e là ritorna ed emoziona, sollecita sentimentalmente. Ma qui, oltre Cechov, c'è il tema, già affrontato da Ellison, dell'invisibilità cui il nero d'America fu costretto per tanti anni, radice estrema di un problema di identità che così profondamente avvertirono i suoi due fratelli in letteratura, Wright con «Ragazzo negro», e Baldwin con «Un altro mondo». Tutti testi che vanno ricordati ad un'autobiografia non solo interiore, poiché Ellison, nel lungo viaggio dalla terra nativa di Oklahoma City fino alla Grande Mela newyorkese, ha vissuto e scontato in prima persona tutto quanto qui intorno come documento della letteratura: nessuna invenzione, impossibilità di concedere qualcosa all'immaginario e al fantastico: la morte del padre quando Ralph aveva tre anni, i primi passi nell'avventura del jazz, i lavori più umili per proseguire negli studi e diventare un nero «colto», in grado di capire quelli della sua pelle, e vivere con loro il terribile psico dramma dell'esclusione, dell'assenza: «Quando ripresi i sensi c'era qualcuno chinato su di me e io giacevo nella luce e vedevo il suo volto. Mi tornò tutto in mente, e notai di nuovo il contrasto tra il corpo levigato e la faccia rugosa, e fui attraversato da un fremito caldo ma doloroso». Percezioni del sensibile che riconducono all'idea di una letteratura di protesta e di denuncia che tuttavia non demorde dal proprio potenziale evocativo. È appunto questa particolare temperie, frammista di dolore, di pena, ma al contempo di fratellanza e di solidarietà, a governare la tragegia del clima di violenza e di orrore che ancora sprigionano gli eventi di quel tempo, oggi remoto e tuttavia da non dimenticare. Una giungla di divieti, di sopraffazioni, di inganni, da superare con il supporto di una prosa che diventa musica per poi restituirsi alla parola, unificatrice di suoni e di segno. I sogni, i turbamenti, ma anche i mille volti prismatici di un'America crudele e dolente, emergono fra luci e ombre, in mezzo a contraddizioni che posseggono persino il sussulto di un fascino segreto, al margine estremo dell'inquietudine e del tormento. Se una eredità, o almeno un modello, deve venir evocato per questo tipo così particolare di letteratura, il referente va cercato in un modo lontano eppure vicino, che appartiene alla scrittura delle percezioni misteriose e segrete, e cdhe tuttavia si rispecchiano in un «reale» duro e impietoso: le leggerezze di

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