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L'Olympia compie 50 anni. Ogni cantante sogna di esibirsi nel simbolo del successo

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La cantante emiliana vi debuttò a soli 22 anni Il Molleggiato oscurò la fama di Johnny Hallyday

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Pensavo di morire di paura. I francesi mi regalarono due cose: l'accento finale sulla a e un paragone con Edith Piaf di cui avrei fatto volentieri a meno». Milva ricorda con commozione il suo ingresso nel tempio della canzone francese, dove venne omaggiata come una grande diva, forse perché aveva lanciato in Italia «Milord», il grande successo della Piaf. «Lei morì l'anno dopo - ricorda ancora la cantante emiliana - e i critici cercavano un'erede naturale. In realtà cantavo in francese senza conoscere la lingua, aiutandomi solo con la fonetica, però mi trattarono molto bene. Il francese l'ho imparato solo anni dopo ma ormai anche il mio repertorio era cambiato». L'Olympia celebra il suo primo mezzo secolo di trionfi e anche se i tempi sono mutati e nonostante la progressiva barbarie turistica che ha portato al disfacimento artistico di altri luoghi sacri della Parigi notturna (Crazy Horse, Lido, Folies Bergères) continua ad essere una delle sale da concerto più famose al mondo. Di più. Vive un momento di grande rilancio e il cartellone del 2004 presenta 325 spettacoli, fra cui quello attesissimo dell'anniversario, previsto per il 26 aprile. Già allestiti i programmi per le stagioni 2005 e 2006. Ma se su quel palco è passata la storia della canzone francese (George Brassens, Josephine Baker, Juliette Grèco, Edith Piaf, Jacques Brel, Johnny Hallyday, Leo Ferrè, Barbara, Dalida, Charles Aznavour, Charles Trenet, Gilbert Bècaud, ecc.) anche le grandi star internazionali non hanno saputo resistere a quel richiamo. Da Frank Sinatra ai Beatles, da Ella Fitzgerald a Jimi Hendrix, dai Rolling Stones a Marlène Dietrich nelle loro tappe francesi non potevano prescindere dal teatro di Boulevard des Capucines. Numerosi anche gli artisti italiani ingaggiati da Bruno Coquatrix, musicista-impresario del teatro, fra cui Rita Pavone, Gigliola Cinquetti, Toto Cutugno e molti altri ancora. L'invito arrivò anche ad Adriano Celentano, di solito poco propenso a viaggiare. Fu nel 1961, quando il cantante milanese era una bandiera del rock and roll, fresco del successo ottenuto proprio quell'anno al Festival di Sanremo con «24.000 baci». Jean-Michel Boris, braccio destro di Coquattrix ricorda: «Celentano ottenne un successo incredibile. Cantava solo in italiano o in un inglese di sua invenzione ma fece venire giù il teatro. Ricordo ancora quando si sedette a cavalcioni sui bordi del palco, con quelle sue bretelle e i pantaloni larghi. I critici lo paragonarono a Fernandel, per il suo aspetto fisico, ma i giovani erano tutti dalla sua parte. Ricordo ancora l'aspra rivalità con Johnny Hallyday, n.1 del rock francese». Hallyday incise in francese «24.000 baci» ma era troppo impetuoso e soprattutto era gelosissimo del successo che stava ottenendo la sua fidanzata, Sylvie Vartan, futura moglie. Le loro litigate nei camerini dell'Olympia divennero epiche, come ricorda la cantante nella sua recentissima autobiografia «Fra ombra e luce». Celebrare i 50 anni dell'Olympia significa in realtà ripercorrerne più di 100. 111 per la precisione. Nel 1888 nacque come ottovolante, con le prime montagne russe parigine e nel 1893 cominciò la trasformazione e la fortuna di quel nome, Olympia, la dimora degli dei ma al tempo stesso inteso a richiamare la spettacolarità delle prove a cui si sottoponevano gli atleti della prima olimpiade moderna, che non a caso si tenne ad Atene nel 1896. Sotto la direzione di Jacques Charle, a partire dal 1911, divenne il tempio del varietà, ma fu grazie a Bruno Coquatrix, impresario, compositore e direttore d'orchestra che divenne celebre in tutto il mondo. L'inaugurazione con Gilbert Becaud (che vi avrebbe tenuto ben 31 cicli di concerti), il tutto esaurito per tre mesi di fila di Yves Montand, 30 milioni di spettatori, una media di 600.000 l'anno, fino al completo restauro nel 1997, fra le tappe fondamentali. L'esibizione più commovente? L'addio di Jacques Brel nell'ottobre del 1966: 12 minuti di applausi, 7 bis. C'è qualcuno che non

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