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di ANNA CINZIA TIENI CINQUANT'ANNI di carriera lo scorso anno e una griffe diventata il ...

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Sono Rosita e Ottavio Missoni (nella foto), domani nella capitale per festeggiare i 40 anni dell'Accademia di Costume e Moda con una «lezione» agli studenti del corso di strategie di economia. Un ritorno a Roma dopo molto tempo. Rosita Missoni, lei ha iniziato con suo marito Ottavio a fare moda negli anni Cinquanta, ma cos'è oggi la moda? «L'espressione effimera di un momento, il sinonimo di mille stili diversi nei quali la donna può identificarsi. Non mi piace la moda come dittatura, preferisco la moda che gioca con se stessa. Ha notato che oggi non ci sono più donne brutte? È questo che fa la moda, se si ha voglia di giocare ogni donna può crearsi uno stile proprio e attraente». Cinquant'anni di successo senza cedimenti. Qual è il segreto? «Impegno e passione. Noi in realtà siamo stati fortunati, perché abbiamo scelto un mestiere che fosse quasi un hobby in un momento in cui la maglia stava tornando di moda. Io sono cresciuta tra ritagli di tessuti e giornali di moda nel laboratorio di confezioni per signora dei miei nonni. Mio marito aveva un'attività modesta di maglieria legata allo sport. Abbiamo fatto il salto insieme, creando collezioni di golfini e vestiti di maglia per la Rinascente, nostro primo cliente, grazie ad un ufficio stile, così si chiamava all'epoca, che credeva nella nostra creatività». Dal piccolo laboratorio di Gallarate degli anni '50 all'azienda di Sumirago nel '68 che è poi diventata anche la vostra casa. Una linea decisa sin da subito? «No, questa è stata una splendida idea di Ottavio. A un certo punto s'è chiesto perché non potevamo lavorare in un luogo dove avremmo voluto passare i week-end. È stato così che accanto alla fabbrica è nata dopo cinque anni anche la casa dove sono cresciuti i nostri figli, Vittorio, Luca e Angela, che oggi si occupano a tempo pieno dell'azienda. Viviamo qui ancora oggi, con il Monte Rosa che si vede dalle finestre e un giardino di cui si occupa personalmente mio marito». Nascono da qui i colori dello stile Missoni? «Vivere con le stagioni, con le variazioni della luce naturale ci ha sempre aiutato molto. Io poi attualmente vivo molto la casa, è per questo che due mesi fa al Macef di Milano ho presentato con Richard Ginori la collezione per la tavola. Perchè la moda va vissuta quotidianamente, ed ora che mi sono allontanata dal processo produttivo vero e proprio, esprimo quello che vivo durante il giorno nel mio ambiente». Domani la lezione agli studenti della romana Accademia di Moda e Costume. Che cosa direte agli aspiranti giornalisti e creatori di moda di domani? «Noi speriamo nelle domande di ragazzi curiosi. Porteremo un video che illustra la nostra storia, con la collezione presentata sei mesi fa a Milano per i nostri cinquant'anni. Pensiamo che ci sia materiale sufficiente ad aprire un confronto, magari anche sul terreno del minimo comun denominatore che nella moda rende intramontabili capi che si indossavano trent'anni fa». Siete a Roma dal 1967 in piazza di Spagna. Avete in progetto l'apertura di altre boutiques nella Capitale? «In realtà noi andiamo avanti sempre a piccoli passi. Nemmeno nei momenti di maggior successo abbiamo mai fatto il passo più lungo della gamba. Siamo già a Milano, a Porto Cervo, a Parigi e a Monaco di Baviera. Magari potremmo pensare ad essere presenti a Londra e Honk Kong».

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