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Per Fly, l'allievo di Lars

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È un film sulla volontà, sulle passioni, sulle scelte che bisogna fare tra dovere e libertà, ma prendere certe decisioni può portare molto più lontano di quello che si immagina». Quarantaquattro anni, diplomato alla prestigiosa Danish National Film School, giovane genio della cinematografia danese, molto amato da Lars Von Trier che gli ha prodotto anche il film, Per Fly racconta così la sua ultima fatica, «L'eredità». Pellicola pluripremiata ai Robert Awards ed all'ultimo Festival di San Sebastian dove ha ricevuto il riconoscimento per la migliore sceneggiatura, da venerdì nelle sale italiane. «Questo è il secondo film di una trilogia dedicata alle divisioni della nostra società - spiega il cineasta - Ho iniziato con "The bench", dedicato alle fasce di popolazione più povere ed emarginate, in Italia acquistato da Raisat». Ne «L'eredità» Fly affronta il tema del potere e descrive in maniera spietata le tragiche vicende di una famiglia alto borghese. Una storia sofferta, di un uomo disposto a sacrificare la propria vita per i soldi. «È stato difficile scrivere la sceneggiatura - risponde Fly - descrivendo un mondo che mi è estraneo. Vengo da una famiglia piccolo borghese e quei sentimenti e quelle dinamiche non mi appartengono. Ho fatto molte ricerche prima di mettermi a scrivere ed ho scoperto che situazioni del genere sono molto verosimili, sono già accadute». C'è veramente collaborazione come si dice tra i giovani registi danesi, anche con Von Trier che ha prodotto il suo film? «Ci vediamo tutti i giorni, lavoriamo insieme, ci diamo consigli sui rispettivi film, collaboriamo. La nostra base è una ex scuola militare». Che effetto fa battere al box office Lars Von Triar? «Un vero piacere. È sempre interessante battere il proprio produttore. Ci facciamo delle grandi risate quando parliamo di questa cosa». Perchè una trilogia sulle condizioni sociali? «La gente in Danimarca è convinta che non esistano differenze sociali, ho voluto dimostrare l'esatto contrario. Ossia, che ci sono anche se non così evidenti come altrove. Un grosso aiuto l'ho avuto dagli assistenti sociali». Il prossimo film, ultimo della trilogia, che tema avrà? «Sulla middle class, la classe che rappresenta l'80% del tessuto sociale danese. Qui però parlerò di un omicidio. Un gesto involontario da parte di un attivista politico. Sto terminando la sceneggiatura e le riprese partiranno ad agosto». Come sceglierà gli attori? «Negli altri film prima ho scelto gli attori e poi ho scritto la sceneggiatura, per rendere il tutto più credibile. Nel prossimo invece tornerò al metodo classico. Ho intenzione però di avvalermi di consulenti reali: un prete, un avvocato, un poliziotto ed un politico. Li farò interagire con gli attori in fase di preproduzione». Luc. Vec.

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