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Per le gaffe Berlusconi assume la Ventura

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Che la sala stampa sia un luogo in cui accadono fenomeni strani lo si intuisce non appena varcato l'ingresso: su una grande parete laterale ci sono infatti alcune gigantografie che dovrebbero illustrare i momenti topici di questa manifestazione canora, solo che anziché il ritratto di un Paoli o di un Modugno si susseguono, uno dopo l'altro, nell'ordine: una foto di Pupo, una foto di Marco Masini, una di Aleandro Baldi, una di Pippo Baudo con Toto Cutugno e, dulcis in fundo, il ritratto di un adolescente che tiene in mano un cartello con un messaggio importante: «Vota Jovanotti». Quest'ultimo scatto è ovviamente candidato al premio Pulitzer della fotografia assieme a quello che ritrae la vita in un campo profughi afgano ed altri preziosi scatti che hanno fermato la storia. Perfino il grande critico musicale Gino Castaldo, a cui molti si sono rivolti per avere spiegazioni sul criterio con il quale sono stati scelti i personaggi citati, ha dapprima buttato lì un vago: «In tutte e quattro le canzoni con cui hanno vinto al Festival c'è il si bemolle nel refrain», per poi concludere con un: «Sono tutti e quattro dell'Ariete».A proposito. Molti giornalisti sostengono di aver visto più volte Aldo De Luca de Il Messaggero porre delle domande perfino al cartonato di Pupo, ma è evidente che si tratta di pettegolezzi fondatissimi. Le postazioni destinate ai giornalisti sono assegnate con un criterio rigidamente gerarchico. Nelle prime file siedono degli autentici guru del giornalismo musicale quali Marco Molendini, Gino Castaldo, Paolo Zaccagnini, Luzzatto Fegiz ed altri, ai quali vengono messe a disposizione prese telefoniche, prese per il modem, cavi della luce, gruppi elettrogeni e tralicci Enel, in abbondanza. Nelle retrovie, accade di tutto. Per riuscire ad inviare il pezzo al giornale, sono stati visti giornalisti di Ciociaria Oggi collegare il loro computer all'alimentatore di una slot machine del casinò di Sanremo. Da registrare un episodio accaduto oggi in sala stampa attorno alle sedici. Mario Luzzatto Fegiz, impossessatosi del microfono, ha dichiarato visibilmente agitato: «Compagni, ci stanno boicottando! Hanno anticipato le prove a tradimento così da impedirci di ascoltare il pezzo di Pappalardo, dopodiché ci hanno estromessi dalle prove arbitrariamente e senza un valido motivo!» Roberto Cotroneo aveva già indossato l'uniforme da bolscevico, Alessandra Comazzi meditava di appellarsi alla convenzione di Ginevra e Dario Salvatori era già in contatto col giudice di Forum Tina Lagostena Bassi, quando è entrato un tizio che ha autorizzato tutti ad entrare. A quel punto, un giornalista de La Gazzetta di Tarquinia, sull'onda della spinta rivoluzionaria fegiziana, ha esclamato con un certo fervore: «Ed ora pretendiamo caffè gratis per tutti». Ovviamente gli è stato ritirato seduta stante il pass mentre pare che Renis, a mo' di risarcimento, inviterà Fegiz in veste di ospite straniero al posto di Victoria Beckham. Per il resto non si può certo parlare di giornalisti che godono di privilegi. Si può invece affermare con certezza che in sala stampa c'è un tasso di maschilismo registrato solo nella redazione di Men's Health durante un'elezione di Miss Italia trasmessa su maxischermo. Ed infatti, il giornalista Aldo Cazzullo che siede in una delle prime file, a proposito della sottoscritta scrive sulle pagine del Corriere della sera: «Selvaggia, nomen omen, Lucarelli con sobri stivali al ginocchio è qui in quota intellettuali». Mi permetto di fare un uso privatistico de Il Tempo per chiarire che non posseggo stivali al ginocchio, per cui facciamo che il detto "nomen omen" vale per tutti e che, mi si perdoni il lirismo, Cazzullo è un cazza

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